ESCLUSIVA – Bagatta: “Ritiro Brady? Il football va avanti”

Giallo sulla fine della carriera agonistica della leggenda annunciata direttamente dalla NFL, ma smentita successivamente dal procuratore e dalla famiglia di Tom. Ne ha parlato in esclusiva a Notizie.com l’esperto in materia e telecronista dei Super Bowl: “Comunicazione gestita male”

È la fine di un’era. O forse no. Si è creato un vero e proprio giallo riguardo l’annuncio da parte della NFL del ritiro della leggenda del football americano Tom Brady. Una notizia che era nell’aria, ma che il 44enne diretto interessato non ha ancora confermato. Anzi, da parte del suo procuratore e della famiglia sono arrivate delle smentite, spiegando che la decisione definitiva non sia ancora stata presa dal “Goat”. Alla base di questo equivoco sembra esserci una clausola presente nel suo contratto con Tampa Bay, secondo la quale Brady dovrà incassare il prossimo 4 febbraio ben 15 milioni di dollari, che evidentemente non potrebbe prendere se dovesse interrompere prima in via ufficiale l’attività agonistica. L’esperto di football americano e telecronista dei Super Bowl Guido Bagatta ha parlato della vicenda in esclusiva a notizie.com: “Fa sorridere, perché la fonte ufficiale del ritiro non sono io che pubblico su Instagram, ma la NFL, cioè il suo datore di lavoro, secondario ma comunque il suo datore di lavoro. Fa abbastanza ridere“.

Tom Brady
La stella del football americano Tom Brady si ritira dall’attività agonistica a 44 anni (Getty)

Alla base di tutto ci sarebbe stato un banale problema di comunicazione: “Sbagliato il timing, probabilmente era già tutto previsto, cioè che lui si sarebbe ritirato ufficialmente la mattina del 4 febbraio, quando sarebbe scattato il clock del bonus. E chi ha fatto il comunicato per la NFL non ne aveva idea. Sarà stato un stagista, uno che non si è informato. Non c’è dolo a mio giudizio, perché alla NFL non conviene che Brady si ritiri. Non credo che chi ha fatto il comunicato sapesse della presenza di questa clausola. Si è trattato di un problema di scarsa comunicazione“.

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Guido Bagatta sul caso Brady

Guido Bagatta
L’esperto di football americano e telecronista del Super Bowl Guido Bagatta (Getty)

Anche le parole del procuratore e del padre di Tom Brady per gettare acqua sul fuoco sono viste solo come un modo per prendere tempo da Bagatta: “Un tentativo familiare di rimettere le cose a posto. Lui comunque aveva deciso al 99%, si vedeva dall’atteggiamento, dagli ammiccamenti, anche da quel ‘Gisele’: sembrava orientato verso quella scelta. Ci sono due punti di vista: a 44 anni, dopo quello che ha vinto lui, ci sta che si ritiri. Di contro, il problema per cui Tampa non è arrivata fino in fondo non era certo lui. Lui ha giocato da 25enne, poteva fare almeno due stagioni, salvo infortuni, di grandissimo livello. Il ritiro non è dovuto ad acciacchi, ma alla volontà di stare con la famiglia. Il papà probabilmente, dopo una riunione familiare sarà stato deputato a parlare pubblicamente. Ma io sono convinto che si ritiri, a prescindere che prenda questo bonus o no“.

Tema da approfondire, quello dei bonus, che negli sport statunitensi hanno un valore ben diverso rispetto al modo in cui vengono intesi ad esempio nel calcio europeo: “Che i bonus nei contratti siano abbastanza particolari è noto. Quest’anno c’è stato un caso che riguardava Dallas, con un giocatore che doveva prendere il bonus da un milione di dollari in caso di x ricezioni: gliene mancava una, la partita era praticamente finita e Prescott gli ha lanciato un pallone, ‘fregando’ un milione di dollari alla sua squadra. Le squadre tuttavia sono contente di pagare questi bonus, evidentemente il contratto di Brady era stato strutturato in modo di arrivare al Super Bowl (in programma tra due settimane, ndr) con la certezza di essere pagato. Cosa che invece con questo curiosissimo timing non è successo. In America è diverso rispetto al calcio, dove i bonus non vanno quasi mai vanno al giocatore, ma alla squadra che lo vende. Lì tutti i contratti, anche in Nba, sono motivazionali. Molto più nel football, dove a parte i quarterback, qualche ricevitore e qualche running back, i contratti sono tagliabili. Quindi il premio motivazionale è ancora più importante per chi lo firma, perché gli permette di puntare a soldi che non sono garantiti. Tom Brady ovviamente era garantito su tutto, ma in generale i bonus sono anche per un sacco di giocatori che non hanno la pagnotta garantita fino in fondo“.

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“Il football americano va avanti comunque”

Tom Brady
Tom Brady da solo ha vinto più Super Bowl di qualsiasi squadra NFL (Getty)

Tempistiche a parte, in ogni caso, la scelta di Brady sembra essere ben delineata. E il football americano dovrà fare i conti con l’assenza di uno dei più forti (se non il più forte) della storia: “Si tratta di una macchina enorme. Quanto ha perso il motomondiale senza Valentino Rossi, che comunque non vinceva un mondiale dal 2011? Però era un protagonista vero, era il 30% della macchina complessiva. Tom Brady è sicuramente un giocatore che ha fatto la differenza, tuttavia ieri sera Patrick Mahomes ha dimostrato di potersela giocare, di poter essere un ‘Tom Brady 2′. Ci sono già i possibili sostituti. Bisogna pensare pure che a differenza di Mahomes, ma soprattutto di Joe Burrow e di tanti altri che stanno emergendo, Tom Brady è arrivato veramente dalla porta di servizio, un po’ come Aaron Rodgers. Al college non erano considerati da fenomeni e allo stesso tempo non erano stati scelti da fenomeni. Sono stati delle sorprese, cresciuti oltre misura. Ovviamente mancherà per tanti motivi, perché oltre a essere fortissimo non ha mai avuto un problema fuori dal campo, mai un party con le amiche a Las Vegas, è sposato con una super modella, è un modello di vita a volte anche troppo noioso. Ma anche quando si è ritirato Joe Montana non è cambiato il football americano. Semmai lui lo ha cambiato per certi versi, ma questo sport è andato avanti quando lui ha smesso. E sarà così anche in questo caso“.

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