La presa di posizione dell’arcivescovo di Monaco-Frisinga, il cardinale Reinhard Marx, riguardo l’abolizione del celibato ecclesiastico sta facendo discutere. Lui tira in ballo persino l’ufficio del Papa.
Il porporato ha sostenuto alla Süddeutsche Zeitung che “sarebbe meglio per alcuni preti se fossero sposati”. Il tema è estremamente caldo, a seguito del Sinodo sull’Amazzonia del 2019 ma anche e soprattutto del Report sugli abusi pubblicato dall’arcidiocesi di Monaco nelle scorse settimane, che ha preceduto di qualche giorno il “coming out” di un centinaio di funzionari della Chiesa tedesca trasmesso sull’emittente pubblica nazionale.
Un attacco studiato da tempo a tavolino?
Uno snodo di eventi che molti hanno giudicato un vero e proprio attacco sincronizzato a Roma, alla Santa Sede guidata da Francesco ma in particolare al Papa emerito Benedetto XVI, tirato in ballo per accuse di negligenze che sarebbero avvenute mezzo secolo fa e già smentite più volte da Ratzinger.
Che tra la Chiesa tedesca, una dei maggiori contribuenti alle finanze vaticane insieme a quella statunitense, e Roma non passi buon sangue è cosa nota, anche se in contraddizione con la Dottrina cattolica che chiede invece obbedienza al Romano Pontefice. Da anni i vescovi tedeschi si sono ormai schierati su posizioni oltranziste nell’avversione a molto di ciò che ha a che fare con la tradizione della Chiesa cattolica. Tra cui, per l’appunto, il celibato sacerdotale.
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Così, anche se Marx ha ammesso che non è possibile immaginare un’abolizione generale del celibato, ha tuttavia dichiarato al quotidiano tedesco “se dovessi prenderlo come un requisito fondamentale per ogni prete, allora ci metto un punto interrogativo. Non credo che le cose possano andare avanti come sono ora”. In sostanza, quello che Marx afferma è che a suo giudizio lo stile di vita sacerdotale è “precario”. “Continuo a dirlo ai giovani sacerdoti. Vivere da soli non è così facile“.
La Chiesa tedesca vuole una “protestantizzazione” di Roma
Dopo il lungo tira e molla emerso solamente sui giornali, e mai in forma ufficiale, deflagrato tuttavia con le dimissioni presentate da Marx al Papa nello scorso giugno 2019, ma seccamente rifiutate da Francesco, è la prima volta che il cardinale mette sul piatto le vere intenzioni della Chiesa tedesca, di incamminarsi cioè verso una sorta di “protestantizzazione” del cattolicesimo. Nel corso del Sinodo sull’Amazzonia si era vociferato con insistenza su questo tema, più che altro in relazione ad aree con una particolare carenza di sacerdoti. Un proposito, quello di introdurre cambiamenti, poi naufragato all’interno del consesso.
Preso atto della sconfitta, da allora i vescovi tedeschi passano oggi al contrattacco. Per alcuni, come Mons. Camisasca o l’ex Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede Muller, giocando sporco, alimentando cioè una trama anti-Ratzinger nella Chiesa. Il documento sugli abusi sessuali diventa in questo modo una sorta di vessillo contro il Papa, e non a caso Marx ha spostato ancora più avanti la palla attaccando allo stesso tempo il cammino di Riforma della Curia voluto dal Papa, dicendo che a suo avviso ci sarebbero “ampi margini di miglioramento”.
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Per il cardinale tedesco servirebbero cioè controlli istituzionali e trasparenza, invece “che alla fine si decida tutto da soli”. L’ultimo attacco è invece rivolto persino all’ufficio del Pontefice. “Non è mai esistito un insegnamento della Chiesa secondo il quale ogni parola del Papa dev’essere oro colato”. Ci mancava solo, si ironizza in queste ore, che il porporato lanciasse una sua auto-candidatura per il prossimo Conclave.