Il cantautore commenta a notizie.com le prime due serate di gara: “Non c’è più il ‘Teorema’ di una volta, prima si arrivava sul palco dopo aver fatto esperienza”. Sui cantanti in gara: “Mi sono piaciuti Moro e Truppi, Elisa è bravissima ma era vestita come Leila di Star Wars”.
Due partecipazioni, nel 1978 con il brano “Quando Teresa verrà” e nel 1983 con “Una catastrofe bionda”. Marco Ferradini, ora, Sanremo lo vede da fuori. Da osservatore… disinteressato: “Non lo avrei voluto guardare, sono stati quasi costretto”, dice in esclusiva a notizie.com. Il cantautore salva il Festival perché “unico posto in cui si fa musica”, eppure non apprezza le canzoni in gara e il nuovo flusso dei cantanti. Insomma, poco background dietro a molti dei protagonisti scelti.
“Più che festival, mi è sembrata una sagra”, continua Ferradini. “Dentro ci hanno buttato un po’ di tutto, è diventato quasi una fiera. A me piace quando si dà più spazio alle canzoni. Quelle in gara? Poca roba, preferisco dire quelle poche che mi sono piaciute”. Ecco per chi è il suo pollice all’insù: “Fabrizio Moro è stato veramente bravo ha lo stile cantautorale che apprezzo, il suo testo è bellissimo. Un bel personaggio. Complimenti anche a Giovanni Truppi”. Menzione speciale per Elisa, seppur con qualche remora sul look sfoggiato: “Lei è bravissima, mi piace molto anche come atteggiamento. Solo che si è presentata sul palco vestita come Leila, la principessa di Star Wars!”.
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Per Ferradini non è più il Sanremo di una volta: “Rimane un’istituzione, non ho intenzione di sparare a zero perché ci sono stato anche io due volte, nel 1978 e nel 1983. Era un ambiente di pazzi creativi. Anzi, posso comunque dire una cosa: Sanremo è l’unico posto in cui si fa ancora musica. Purtroppo per questo tutti si affannano e affollano lì”. In passato c’era un “Teorema” specifico del Festival: chi arrivava nelle ultime posizioni in classifica, otteneva poi un successo fragoroso: “Forse non esiste più quel teorema. Ora ci sono valutazioni diverse, chi arriva a Sanremo è già supportato da voti reali o finti, arriva già con un background di like, che ricordiamo si possono anche comprare. Sarebbe meglio vedere uno crescere sul palco, dal vivo. Facendo esperienza, ti fai strada piano piano e poi arrivi a Sanremo. Un po’ come l’aceto balsamico, ci vogliono tanti anni per farlo. Se ci metti le polverine per farlo velocemente non è più la stessa cosa. È un surrogato. Vedi i giovani in tv con le loro faccine e la poca esperienza alle spalle. Dopo un primo successo, così, si rischia di cadere”.