Un blitz congiunto della Polizia di Stato e della Polizia locale di Milano ha portato alla luce un incredibile truffa che ha portato negli ultimi anni alla sparizione di una vera fortuna: tra le persone coinvolte anche 3 dipendenti delle poste
Ha davvero dell’incredibile quanto portato alla luce a Milano, a seguito di un’indagine condotta dalla Polizia locale e la Polizia di Stato: 7 persone sono state indagate per il furto di un’enorme quantità di denaro, circa 350mila euro complessivi, rubata negli ultimi anni da operazioni di corrispondenza internazionale, in modo particolare da lettere provenienti dall’Australia e dall’Estremo Oriente, nello specifico dal Giappone.
Si trattava di denaro (in valuta estera, quindi dollari australiani e yen nipponici) che arrivava nel centro di smistamento di Poste Italiane di Linate (Milano) e che solitamente era destinato a donazioni di beneficienza o all’acquisto di “amuleti portafortuna”. Gli indagati si sarebbero appropriati di volta in volta del contenuto di queste lettere, per poi andare a cambiarli in euro presso gli sportelli cambiavalute nelle zone centrali del capoluogo lombardo. Proprio da lì sono arrivate le prime segnalazioni, per l’anomalo comportamento da parte di una persona in particolare, che richiedeva frequentemente di cambiare in euro valute di vario genere.
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Rubavano alle poste, 7 indagati
A seguito di questa denuncia, è stato scoperto che l’uomo in questione era un dipendente di Poste Italiane, il cui ruolo era quello di addetto allo smistamento dei sacchi di corrispondenza nella filiale di Linate. Da lì l’indagine si è allargata a macchia d’olio, grazie anche alla visualizzazione di numerosi video di sorveglianza all’interno degli uffici postali. Questo ha portato alla scoperta del modus operandi dei principali colpevoli dei furti reiterati, che sarebbero due uomini e una donna, più altri due complici uomini, tutti sopra i quarant’anni: questi 5 sarebbero stati sottoposti al divieto di allontanamento dalla propria abitazione con obbligo di firma, per l’accusa disposta dal gip di Milano di “furto pluriaggravato e riciclaggio”. Altri due indagati (un uomo e una donna) sono invece rimasti in stato di libertà in attesa di sviluppi sull’inchiesta.