La Federazione ha presentato la lettera per la manifestazione d’interesse, andando più in là col tempo per programmare meglio progetti dei nuovi stadi
Ora è finalmente ufficiale. Dopo le parole di qualche giorno fa, il presidente Gravina passa alle vie di fatto. E così candida l’Italia ad ospitare l’Europeo del 2032. La Figc ha infatti presentato nei giorni scorsi (pare che la lettera sia stata inviata sul finire della settimana scorsa) alla Uefa la manifestazione di interesse per l’organizzazione della competizione continentale.
In passato si era parlato anche del 2028, ma evidentemente (e forse perché si conosce perfettamente la lentezza e l’ingessatura della burocrazia italiana) si è voluto avere più tempo, anche perché la Federcalcio vuole così sollecitare e programmare l’ammodernamento del nostro quadro impiantistico attraverso la costruzione di nuovi stadi e la ristrutturazione di quelli già esistenti. Una scelta che di certo può far crescere le nostre possibilità di vittoria, anche se non sono affatto scontate.
Gravina ci punta molto a questa candidatura. E’ da parecchio che ci pensa ed è da molto tempo che cerca di studiare il progetto dei minimi dettagli. C’è da dire che la Federazione si è mossa con largo anticipo anche rispetto alla scadenza del 23 marzo, in vista dell’assegnazione contemporanea per le edizioni 2028 e 2032 prevista a settembre 2023 (con presentazione del progetto di candidatura entro il 12 aprile dello stesso anno).
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L’Italia ha già ospitato l’Europeo nel 1968 e nel 1980, oltre alle quattro gare dell’ultima edizione itinerante tra cui la cerimonia inaugurale all’Olimpico, in cui è apparsa evidente – anche in un periodo difficile come questo – la capacità organizzativa del nostro Paese. Ed è da lì che si partirà, cercando di trovare una sinergia anche e soprattutto dal punto di vista politico-governativa. Un iter che tutte le squadre di serie A seguono con particolare interesse, anche perché allo studio ci sarebbe una legge o quanto meno alcune proposte (delle quali si sarebbe già parlato dentro i vari palazzi) per semplificare la realizzazione di nuovi impianti. Una norma che, se arriverà, potrebbe facilitare il progetto di nuovi stadi di proprietà anche alle squadre di calcio italiane.