Durante la trasmissione in onda su SkySport domenica sera, l’ex attaccante di Lazio e Juventus ha spiegato la differenza tra gli attaccanti di una volta e quelli attuali.
Il bomber di una volta non c’è più. Ne è convinto Paolo Di Canio, ospite fisso di Sky Calcio Club, la trasmissione televisiva condotta da Fabio Caressa. Durante la puntata andata in onda domenica sera, l’ex calciatore di Lazio e Juventus ha ribadito un concesso che aveva già espresso in passato. Secondo lui gli attaccanti di oggi sono più interessati a posare dopo il gol invece di esultare con i propri tifosi.
La bandiera del West Ham ha preso ad esempio Dusan Vlahovic, uno dei pochi che ancora “impazzisce” dopo averla buttata dentro. Cosa che ha fatto anche al suo ultimo gol, il primo con la maglia della Juventus, contro il Verona. Un altro modello in tal senso è Haaland che, secondo Di Canio, appartiene a un calcio che non c’è più.
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Secondo Di Canio il problema è più serio di quanto non si possa pensare. È il principio che fa la differenza. L’esultanza è lo specchio della mentalità del giocatore in campo. “È una cosa da non sottovalutare per i giovani di oggi – ha spiegato – È uno dei pochi a vent’anni, insieme a Haaland, che quando segna fa uno scatto di 30 metri per esultare come se andassero a prendere una palla in profondità. Non si mettono a fare le pose”.
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“Non sottovalutate questo aspetto: la gioia dei vecchi bomber che quando segnavano la condividono con i tifosi perché era l’espressione massima del loro lavoro. E la riprendono dagli anni ’60, ’70, ’80, ’90. Magari qualcuno ancora lo fa, forse Lewandowski, che comunque è un adulto. I ventenni adesso pensano a fare il gol perché mi devo preparare la scenetta… per carità, è il segno dei tempi, è un altro mondo. Ma non sottovalutate chi ha una testa da anziano”.