Omicidio Cerciello Rega, secondo atto. L’appello dei genitori dell’imputato

Al via il processo d’appello: in primo grado ai due statunitensi Elder e Hjort fu inflitto l’ergastolo. La famiglia chiede un processo giusto

Inizia oggi il processo di appello a carico di Lee Finne Elder, il giovane statunitense condannato all’ergastolo insieme con il connazionale Gabriel Natale Hjorth per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega avvenuto il 26 luglio 2019. I genitori del ragazzo sono arrivati in Italia per seguire il dibattito e verificare gli sviluppi. Il processo di primo grado si è chiuso con la condanna all’ergastolo per i due imputati.

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Siamo fiduciosi che verranno portate alla luce le anomalie e le molte informazioni sbagliate emerse nel processo di primo grado, ma di questo se ne stanno occupando gli avvocati”, hanno dichiarato Ethan Elder e Leah, genitori di Lee Finne Elder, il giovane statunitense condannato all’ergastolo. “Speriamo che la verità di quanto accaduto realmente quella notte venga fuori. Noi e Finn non riusciamo a darci pace per la morte del carabiniere e il dolore che ha generato. Questo fatto ha segnato e segnerà per sempre tutta la nostra vita, e con questo peso comunque non solo Finnegan, ma tutta la nostra famiglia dovrà cercare di andare avanti”, continuano.

I due genitori non si danno pace per ciò che è accaduto, ma evidenziano i dubbi emersi dopo il primo processo. “Siamo arrivati al secondo atto processuale di questa tragedia senza paragoni che ha stravolto l’esistenza di molte vite: prima di tutto quello della famiglia Cerciello – spiegano ancora i genitori di Elder – ma anche la nostra e quella del nostro ragazzo.Un dolore con il quale purtroppo dobbiamo imparare a convivere”. A lanciare dubbi sull’esito del primo dibattimento sono arrivate le parole di Renato Borzone e Roberto Capra, legali della difesa. “Siamo convinti che una corretta lettura delle prove raccolte in primo grado porterà inevitabilmente a un esito diverso. La verità dei fatti di quella sera è già nelle carte raccolte nel lungo processo di primo grado, è sufficiente volerla vedere”.

 

 

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