Malumori interni, comunicazione difettosa e scelte societarie discutibili. Analisi della situazione del club giallorosso e delle problematiche che hanno portato ad allontanare i giocatori dal tecnico lusitano
Non è tutto oro quel che luccica, neanche se a farlo risplendere è una figura “scintillante” come quella di José Mourinho. Dietro l’alone di entusiasmo portato a Roma dall’allenatore portoghese, infatti, c’è un bel po’ di polvere che fino a questo momento è stata tenuta nascosta sotto il tappeto, ma che gradualmente sta iniziando a venire fuori. Secondo indiscrezioni raccolte da Notizie.com, infatti, ci sarebbero una serie di problematiche che stanno condizionando pesantemente l’andamento della squadra giallorossa e che mettono in discussione il reale operato dello Special One.
Sebbene il tecnico sia in assoluto il più osannato dalla tifoseria grazie al suo carisma e al suo passato (anche nella sfida di Milano contro l’Inter dallo spicchio di tifosi ospiti si sono alzati cori solo nei suoi confronti), all’interno dello spogliatoio ha cominciato a serpeggiare già da qualche tempo del malumore per via del suo modus operandi. Il lavoro sulla tattica sarebbe poco (se non nullo), limitato a esercitazioni banali e vetuste, di un altro tempo, con risultati che si vedono sul campo, con una squadra scollata e priva di idee.
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Non piacerebbe all’interno del gruppo nemmeno l’atteggiamento dal punto di vista della comunicazione e del rapporto, motivi che avrebbero influito pure nel recente addio di Joao Sacramento (non sarebbero mancate discussioni pesanti tra l’ex vice di José e alcuni calciatori). Mourinho ha legato in particolar modo con tre giocatori, cioè Lorenzo Pellegrini, Gianluca Mancini e Bryan Cristante. Con il resto della squadra non ci sarebbe lo stesso feeling, anche per via delle dichiarazioni pubbliche che il tecnico rilascia costantemente prima o dopo gli incontri, parole che lascerebbero intendere un livello qualitativo generale al di sotto della realtà, così da “giustificare” i risultati fino a questo momento non all’altezza delle aspettative.
Se è vero che la Roma non è alla pari di squadre in lotta per il titolo, lo è anche il fatto che il virtuale ottavo posto in classifica (nel caso in cui la Fiorentina dovesse vincere il recupero) non è certo in linea con lo spessore dei calciatori in organico, molti dei quali tra l’altro arrivati su indicazione chiara dello stesso lusitano: i 91 milioni spesi sono tutti per acquisti richiesti da Mou e lo stesso vale per gli innesti della sessione invernale. Su Viña e Shomurodov c’è stato il suo vallo, mentre per Rui Patricio, Abraham, Oliveira e Maitland-Niles si tratta di suoi specifici desideri.
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E questo è solo uno dei motivi per i quali alcuni “big” avrebbero iniziato a manifestare il desiderio di andare via. Un’altra causa sono alcune mosse societarie, come ad esempio i rinnovi di contratto che tanti nello spogliatoio non hanno ritenuto adeguati. Quello di Pellegrini a 4,5 milioni più 1,5 di bonus (di cui uno facilissimo da raggiungere) e, soprattutto, quello di Mancini in via di definizione a 4,5, finiranno per creare un pericoloso effetto domino in cui saranno in molti a battere cassa per adeguarsi a certi standard.
Un problema con il quale dovrà confrontarsi la proprietà dei Friedkin (che, “dettaglio” curioso, in un anno e mezzo a Roma ancora non ha fatto nemmeno una conferenza stampa) e Tiago Pinto, che nelle sue interviste parla di un “progetto giovani” ma nella realtà deve rapportarsi con le richieste di Mourinho votate invece a un instant team, con giocatori già pronti per l’uso. Insomma, non è tutto ora quel che luccica. Nemmeno se a far luce è una presenza scintillante come quella dello Special One.