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L’incredibile storia di Andrea: “Costretto a fare 5 dosi di vaccino in 14 mesi”

Published by
Paolo Colantoni

Per poter continuare a lavorare, un ragazzo romano sarà costretto, contro il parere di molti medici a fare cinque dosi di vaccino

“Per la Legge italiana io domani sarò costretto a fare la quarta dose di vaccino nell’arco di nove mesi e per poter continuare a lavorare liberamente, dovrò farne anche una quinta. Cinque dosi di vaccino in quindici mesi. Una cosa allucinante”. Andrea è un cittadino italiano che è nato, vive e lavora a Roma, in un ente regionale. La sua storia sembra la trama di un film scritto da un abile sceneggiatore. Ma purtroppo in questa vicenda non c’è finzione.

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La storia di Andrea, un ragazzo di Roma costretto a fare 5 dosi di vaccino – GettyImages –

Ai microfoni di Notizie.com, Andrea decide di raccontarci la sua vicenda personale, nella quale si evidenziano in modo incredibile tutte le contraddizioni delle recenti normative. “Io e la mia compagna russa, siamo andati lo scorso anno un mese a trovare la sua famiglia. Era aprile e il virus si stava diffondendo in maniera forte. In Italia non potevamo vaccinarci perchè in quel periodo le dosi erano destinate esclusivamente alle fasce d’età più alte. Toccava a chi aveva tra i settanta e gli ottanta anni. Arrivati in Russia abbiamo deciso di sottoporci alla vaccinazione, sfruttando anche la velocità con la quale venivano portate avanti le inoculazioni. Bastava prendere un appuntamento via Whatsapp in una clinica, e nel giro di pochi giorni venivi richiamato. Abbiamo fatto la prima dose ad aprile e la seconda maggio“.

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“Per la Legge italiana devo fare 5 dosi in 14 mesi”

Le dosi di vaccino fatte in Russia non sono state considerate valide © Ansa

Fin quì tutto bene. I problemi sorgono quando la coppia torna in Italia. “Una volta rientrati ci siamo scontrati con la triste realtà. Il vaccino Sputnik non è stato riconosciuto dall’Ema, quindi per poter lavorare sono stato costretto a fare tamponi continuamente. Ad un certo punto è cambiata la legge e mi è stato detto che, sarebbe bastato fare una dose di vaccino in Italia per far riconoscere le due di Sputnik e mettermi in paro. Così anche io avrei avuto un ciclo completo con tre dosi”. Ma ad un certo punto Andrea si scontra con la dura realtà.A gennaio mi sottopongo alla mia terza vaccinazione (la prima in Italia), ma mi viene detto che, siccome erano passati sei mesi dal primo vaccino fatto in Russia, dovevo ricominciare da capo e per poter essere considerato in regola dovevo fare una quarta dose e poi addirittura una quinta. Tutto nel giro di quattordici mesi”.

Andrea ha provato a ribellarsi. “All’hub vaccinale mi hanno detto che non potevano farci nulla. Che le leggi erano quelle. In pratica le due dosi fatte in Russia per la legge italiana non esistono. Ma la cosa clamorosa è che lo stesso metro di giudizio non è usato per le persone di San Marino che hanno fatto lo Sputnik. A loro è stato riconosciuto come vaccino valido e hanno potuto fare solo una terza dose per essere in regola. A me e alla mia compagna tutto questo non è stato concesso“. Ed ora Andrea come si comporterà? “Ho un lavoro, degli impegni familiari. Non posso mollare tutto. Quindi sarò costretto a fare la quarta dose e poi, probabilmente anche la quinta. Ne ho parlato con i medici e tutti mi hanno detto che potrebbero essere troppe. Ripeto, nel mio corpo ci saranno cinque dosi di vaccino: tutto in quattordici mesi. Ma sembra che non interessi niente a nessuno. E se poi dovesse accadermi qualcosa?”.

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Paolo Colantoni