Le parole del Papa sulla morte, sull’eutanasia e sull’accanimento terapeutico, un passo immorale oltre le cure palliative. Infine il ringraziamento a Benedetto XVI per la lucidità della sua lettera.
“La vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata”, sono le parole pronunciare da Francesco. “E questo principio etico riguarda tutti, non solo i cristiani o i credenti”, ha aggiunto, ricordando che “accelerare la morte degli anziani è disumano, non è umano né cristiano” e focalizzandosi su “un problema sociale, ma reale: quello di pianificare, accelerare la morte degli anziani”.
“Tante volte si vede in un certo ceto sociale che agli anziani che non hanno dei mezzi gli si danno meno medicine di quelle che hanno bisogno”, è la denuncia di Francesco pronunciata a braccia, chiosata dalla considerazione che “questo è disumano, non è né umano, né cristiano”. “Gli anziani vanno curati come un tesoro dell’umanità”, in quanto “sono la nostra saggezza, e anche se non parlano sono il simbolo della saggezza umana”.
Durante l’udienza generale del mercoledì, il Pontefice è intervenuto il merito al dibattito sull’eutanasia. La catechesi di oggi, dedicata a San Giuseppe patrono della buona morte, chiamava in causa Bergoglio proprio su questo argomento. Così, a braccio, si è sentito allo stesso tempo anche di citare “quella frase del popolo fedele di Dio, della gente semplice: lascialo morire in pace, aiutalo a morire in pace. Quanta saggezza!”, ha detto il Papa.
LEGGI ANCHE Il Papa inedito nel salotto di Fazio tra “realismo” e “mondanità spirituale”
Un commento al fatto che per il Papa, come per la Chiesa tutta, è immorale l’accanimento terapeutico, il voler protrarre a tutti i costi la vita di un uomo o di una donna oltre il decorso naturale degli eventi e sfruttando in maniera eccessiva la tecnologia. “Non possiamo evitare la morte, e proprio per questo, dopo aver fatto tutto quanto è umanamente possibile per curare la persona malata, risulta immorale l’accanimento terapeutico”.
A tal proposito, il Papa si è soffermato sulla “qualità della morte stessa, del dolore, della sofferenza”, affermando che “dobbiamo essere grati per tutto l’aiuto che la medicina si sta sforzando di dare, affinché attraverso le cosiddette cure palliative, ogni persona che si appresta a vivere l’ultimo tratto di strada della propria vita, possa farlo nella maniera più umana possibile”.
Tuttavia, resta il fatto che la Chiesa condanna senza l’eutanasia se e senza ma e Bergoglio ha riservato una stoccata anche su questo. “Dobbiamo stare attenti a non confondere questo aiuto con derive anch’esse inaccettabili che portano ad uccidere”, ha commentato. “Dobbiamo accompagnare alla morte, ma non provocare la morte o aiutare qualsiasi forma di suicidio”, ha incalzato durante l’udienza, prima di lanciare un nuovo appello per la pace in Ucraina. “La guerra è una pazzia”, ha ribadito ancora il Papa.
Un tema che sembra scomodo, quello della morte, da alcuni persino definito il grande rimosso dell’immaginario contemporaneo. Definizione in passato riservata alla guerra. “La cosiddetta cultura del benessere cerca di rimuovere la realtà della morte, ma in maniera drammatica la pandemia del coronavirus l’ha rimessa in evidenza”. Uno spunto che gli è stato utile per ringraziare Ratzinger ha proposito della lettera sugli abusi nella diocesi di Monaco e Frisinga, pubblicata ieri dopo che il Papa emerito l’ha redatta a 95 anni, in cui cita Francesco e il tema della morte.
LEGGI ANCHE: Benedetto XVI pubblica la lettera in cui risponde alle accuse sugli abusi
“Ha avuto la lucidità di dirci questo: sono davanti alla porta oscura della morte”, ha commentato Bergoglio. “È un bel consiglio che ci ha dato: ascoltare la morte davanti alla porta oscura della morte”. “A che serve arrabbiarsi con gli altri? Davanti alla morte tante questioni si ridimensionano”, è infine un ulteriore commento del Papa. “È bene morire riconciliati, senza lasciare rancori e senza rimpianti! Io vorrei dire la verità: tutti noi siamo in cammino verso quella morte, tutti”.