ESCLUSIVA – Andrea Torre: “Foibe? Italia è ancora vittima delle ideologie”

Nel Giorno del Ricordo poca rilevanza è stata data alla notizia sulle prime pagine dei giornali. Il noto dj ne ha parlato in esclusiva a Notizie.com: “Ho trovato solo qualche trafiletto, un’assenza incredibile”

Omertà e indifferenza continuano ad accompagnare il ricordo delle Foibe. Si fa sempre molta fatica a parlare dei crimini commessi nel secondo dopoguerra dall’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia del maresciallo Tito ai danni degli italiani residenti in Venezia Giulia, Quarnaro e Dalmazia. Un orrore che oggi dovrebbe essere commemorato con il “Giorno del Ricordo”, ma che sulla stampa nazionale ha trovato pochissimo spazio sulle pagine dei giornali. Il dj storico delle radio romane Andrea Torre lo ha sottolineato questa mattina con un sarcastico post su Facebook e poi ne ha parlato in esclusiva a Notizie.com: “Ci sono stati 364 giorni per prepararsi qualcosa, ma evidentemente non sono bastati. Senza voler cadere in facile retorica, questo accade perché il nostro Paese è ancora oggi vittima delle ideologie e di ciò che sono state“.

Foibe
Oggi è il Giorno del Ricordo per tutti i caduti nelle Foibe (Ansa)

E lo specchio del ragionamento è proprio la mancanza di spazi adeguati sui quotidiani di oggi: “Sul web la notizia è stata celebrata e ricordata come si deve, ma sui giornali c’è stato un’incredibile assenza, solo qualche trafiletto. E non mi riferisco solo a quelli di sinistra, ma anche a quelli di destra. Evidentemente in questo momento è più producente parlare di vaccini…“.

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“Non bisogna aver paura di dire che Tito era comunista”

Foibe ricordo
Cerimonia commemorativa presso il monumento dedicato alle Vittime delle Foibe e dell’Esodo degli Istriani Fiumani e Dalmati alla presenza delle autorità al cimitero monumentale (Ansa)

Andrea Torre ha poi proseguito il suo ragionamento: “Sembra quasi ci si vergogni di parlarne. È come se si dovesse continuare a far valere la falsa logica che il comunismo non ha commesso errori. Ma chiaramente non è così. Non bisogna aver paura di dire che Tito era comunista e che quanto accaduto non sia stato solo un modo per perseguire i fascisti, ma anche per procedere con una epurazione. In quelle zone non c’erano solamente militari, c’erano anche tante persone civili, famiglie che erano andate là magari per lavorare e che avevano la tessera di partito semplicemente perché in quel periodo non potevi non averla. Onorare il loro ricordo è doveroso. L’anno scorso era stato dato più spazio sui quotidiani, quest’anno veramente poco o nulla. Come se ci fosse sempre il timore di ricordare il passato, forse per paura che questo possa rievocare quanto accaduto nel Ventennio fascista, che però non si può cancellare. Questa è una tendenza che noto anche nella vita di tutti i giorni. Ad esempio a Roma, nel quartiere giuliano-dalmata, c’è un museo dedicato al ricordo dei giuliano-dalmati caduti per la patria italiana, ma nessuno ne parla e pochi ne conoscono l’esistenza“.

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