L’Istat ha sottolineato un calo di 400mila nascite in Italia nel 2021. Il presidente dell’associazione nazionale Famiglie Numerose ne ha parlato in esclusiva a Notizie.com: “Dovrebbe essere il problema numero uno, così muore il Paese”
Ben 400mila nascite in meno registrate in Italia nel 2021. Un numero impressionante, portato alla luce del presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo e che fotografa un andamento decrescente ormai costante nel nostro Paese (uno dei più vecchi in assoluto insieme al Giappone) per quanto riguarda la natalità. Un grido d’allarme che dovrebbe essere prontamente preso in esame secondo il presidente dell’associazione nazionale Famiglie Numerose, Mario Sberna, intervenuto in esclusiva a Notizie.com: “Un numero disastroso. Ma non c’è da stupirsi, è l’ennesima denuncia del calo stratosferico delle nascite in Italia. Viene sottolineato con più enfasi da quando c’è un demografo bravissimo a capo dell’Istat come il professor Blangiardo: un problema che denuncia lui stesso da molti anni, da prima di avere questo ruolo“.
Secondo Sberna la problematica viene presa troppo alla leggera dal mondo politico in Italia: “Il tema della denatalità è il vero dramma. Non la bolletta che aumenta, non il costo del petrolio o il fatto che non abbiamo energia elettrica. Il vero problema è che non abbiamo figli e questo impedisce al Paese di crescere, di avere un futuro. Anche Papa Francesco continua a parlarne. È quello che dovrebbero fare da subito tutto i politici, 24 ore su 24, a cominciare da Draghi e tutti i ministri. E invece cosa dedicano alla denatalità? Una mancia. Parlano di ’20 miliardi destinati all’assegno unico’, ma in realtà sono appena sei in più rispetto ai 14 che già prima c’erano e che adesso vengono tolti per essere assorbiti da questi 20. Sono una mancetta, niente“.
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Il presidente dell’associazione nazionale Famiglie Numerose ha proseguito: “Abbiamo assolutamente bisogno di incrementare in maniera significativa gli aiuti, soprattutto alle giovani coppie, per aiutarle e rasserenarle in caso di gravidanza. Perché non dimentichiamoci che anche i numeri degli aborti o della vendita della pillola del giorno dopo sono cresciuti in maniera spaventosa. Perché? Perché restare incinta per una donna è un dramma, per la sua carriera a lavoro e per la sua vita. Non può essere una gioia come dovrebbe essere, perché non si hanno i soldi per mantenerlo, perché non ci può permettere un affitto o una casa, perché non si riescono a pagare le bollette e così via. Noi cosa facciamo? Restiamo a guardare a dare 50-100 euro al mese, quando in Francia o in Germania, senza parlare dei Paesi nordici che sono super avanti, vengono assegnate cifre 4-5 volte superiori“.
E la situazione non sembra destinata a migliorare: “Il tribunale dei minori – continua Sberna – stabilisce che per mantenere un bambino, uno in più, servono almeno 500 euro al mese. Cosa diamo noi di assegno familiare? 50 euro. Il 10%. Il libro bianco del Welfare di qualche anno fa stabiliva che ci vogliono 250mila euro per portare il figlio dalla culla all’università. Dividiamolo per anno e torniamo di nuovo a quella cifra lì. Non è che lo Stato ti deve mantenere il figlio quando lo metti al mondo, ma almeno non essere puniti sarebbe già qualcosa. Essere sostanzialmente felici di crescere il futuro del Paese. Che poi sono quelli che avrebbero dovuto pagare le pensioni: sappiamo che per ogni lavoratore passivo ce ne vogliono almeno tre attivi e noi questa piramide la stiamo invertendo. A momenti abbiamo tre lavoratori passivi per uno attivo: tra poco non pagheremo più le pensioni, perché non ci saranno più soldi in quanto non ci sono nuove nascite. Non sono ottimista per niente“.