Mafia, rientra in Italia il boss Gammino: rintracciato grazie a ‘Google Maps’

Mafia, rientro in Italia per uno dei boss più pericolosi del nostro paese come Gioacchino Gammino. La Spagna ha dato il suo ‘via libera’ all’esecuzione del mandato di arresto europeo

Mafia. rientro in Italia per il boss Gammino
Gioacchino Gammino (screenshot video YouTube)

La notizia è di pochi minuti fa, con tanto di ufficialità. Uno dei boss più pericolosi e latitanti al mondo come Gioacchino Gammino è pronto a rientrare in Italia. Apparteneva alla ‘Stidda‘ (organizzazione criminale mafiosa siciliana). In questo momento si trova in Spagna che ha dato il suo ‘ok’ per l’esecuzione del mandato d’arresto europeo.

Quest’ultimo era stato emanato quasi otto anni fa, per la precisione il 29 maggio del 2014 dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento. Dopo il lavoro effettuato dalle autorità giudiziarie si è deciso per la consegna del boss, di cui non si avevano più sue notizie da quasi 20 anni. Secondo le ultime indiscrezioni pare che il suo ritorno in Italia è programmato per la giornata di domani, venerdì 11 febbraio, all’aeroporto di Fiumicino.

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Facciamo un passo indietro che riguarda proprio la sua vicenda: fu catturato dalla Dia, il 17 dicembre del 2021, a Madrid. In che modo? In una maniera del tutto inaspettata e grazie all’uso di ‘Google Maps‘. Come potete ben notare nella foto in baso si vede il superlatitante parlare con un altro uomo nei pressi di un negozio che vende frutta e verdura.

Lavorava in un ristorante poco distante dal luogo in cui è stato immortalato dalle telecamere. Era un cuoco e si faceva chiamare Manuel. A riconoscerlo una cicatrice sulla parte sinistra del mento.

Mafia, rientro in Italia per il superlatitante Gammino

Mafia, rientro in Italia per il boss Gammino
Gioacchino Gammino ritrovato grazie a Google Maps (screenshot video YouTube)

E’ ritenuto uno dei responsabili per l’uccisione di un passante scambiato per un mafioso. Agguato che avvenne il giorno 29 agosto del 1989 a Campobello di Licata. Tanto è vero che su di lui lavorò anche il magistrato Giovanni Falcone.

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A ritrovarlo, a distanza di venti anni, il procuratore Francesco Lo Voi, Paolo Guido e Gianluca De Leo. Nel momento del suo arresto ha esordito con un: “Come avete fatto a trovarmi? Erano più di dieci anni che non chiamo la mia famiglia in Sicilia“.

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