Il vicepresidente della Camera: “Oltre 10.000 italiani vennero barbaramente uccisi e negli anni qualcuno ha voluto dimenticarli”
Il giorno del Ricordo è celebrato con forza dal mondo politico, pronto a ricordare gli orrori subiti dalla popolazione italiana da parte dell’esercito di Tito. Il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli, ha pubblicato un lungo post su Facebook, in cui commemora le vittime e critica il lunghissimo silenzio che negli anni ha accompagnato questa vicenda.
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“Tra il 1943 e il 1947 oltre 10mila italiani furono barbaramente massacrati dai comunisti del maresciallo Tito che spesso prima di gettarli nelle fosse carsiche li torturavano o stupravano, come nel caso struggente della studentessa Norma Cossetto. Più di 250mila istriani, giuliano e dalmati, perseguitati e ricercati come fossero mostri, furono costretti ad abbandonare le loro terre, lasciare le case, il lavoro, lo status sociale costruito nel tempo, i beni materiali e a imbarcarsi sulle navi che lo Stato italiano inviò per portarli in salvo“, ricorda il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia sulla Giornata del Ricordo. “Ma la pena – ha proseguito – non finì con il dramma del distacco perché gli esuli furono insultati e aggrediti impietosamente dai comunisti italiani al passaggio di ogni treno. Gli rimproveravano di abbandonare i paradisi socialisti, le terre dove sorgeva il “sol dell’avvenire”… vissero per anni nei campi profughi come appestati, stipati in baracche insalubri o isolati in quartieri-ghetto. La loro storia tragica era totalmente negata: dai governi, dalla scuola, dalla cultura, dal giornalismo. Gli storiografi tacevano o, peggio, raccontavano sui loro manuali che le foibe erano ‘doline carsiche’, cioè semplici depressioni geologiche, non facendo menzione del fatto che gli italiani vi venivano schierati di fronte vivi e in fila indiana, legati per i polsi con fil di ferro e scaraventati dentro sparando al primo della fila, che si portava giù tutti gli altri”.
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Il racconto di Rampelli è impietoso. “Ruzzolavano per centinaia di metri, si rompevano le ossa e restavano agonizzanti nelle viscere della terra fino alla morte. E ancora oggi viene consentito a barbari negazionisti di contestare quel dramma, sovrapponendo giudizi ideologici sul fascismo a quella carneficina”. “Solo la destra si occupò di foibe e di esuli– puntualizza il vicepresidente- lottò per difendere Trieste e l’Istria dalle pretese jugoslave lasciando morti e feriti sul campo, si batté contro il Trattato di Osimo e la Zona B, fece costante opera di contro informazione, marchiò i testi di storia in libreria con il timbro ‘falso d’autore’, incalzò le istituzioni, fece approvare mozioni e leggi regionali, ottenne la correzione dei manuali scolastici e il ripristino della verità, fino a giungere il 30 marzo 2004 all’istituzione del Giorno del Ricordo con voto quasi unanime del Parlamento”. “Senza avere nulla a che pretendere in cambio – ha concluso Rampelli- secondo la più solare cultura della giustizia e del dono. Ai fratelli istriani, giuliano e dalmati, a chi scelse l’Italia in cambio di tutto ciò che possedeva, in questo giorno, con sconfinato amore”.