Da un mese circa l’allenatore non è più lo stesso, chi gli sta vicino lo vede moscio e non con lo stesso spirito con cui è arrivato
Uno sfogo destabilizzante. Le parole di José Mourinho dentro lo spogliatoio dello stadio San Siro ancora risuonano dentro la testa dei giocatori. “Voglio sapere perché, giocando faccia a faccia con l’Inter, nei primi dieci minuti vi siete cagati sotto”, alcune delle frasi riportate dal “Corriere dello Sport. Parole pesanti che qualche giocatore non si è tenuto per sé e l’ha spifferate ai quattro venti e sicuramente con l’intenzione di creare ancora più rumore attorno al tecnico e al clima che si respira all’interno della squadra.
Frasi che non sono state digerite da tutti anche perché dentro la squadra c’è più di qualche crepa e più di qualche malumore nei confronti dell’allenatore, reo, secondo qualche giocatore, di programmare il lavoro quotidiano e tattico non proprio all’altezza della situazione. E quelle parole pronunciate dal portoghese dopo la partita rischiano di spaccare ancor di più lo spogliatoio e aumentare le distanze tra i giocatori. Che ci siano alcuni “protetti” e salvaguardati dal tecnico è scontato, ma quest’ultimi all’interno della squadra invece di assistere e aiutare il tecnico hanno un atteggiamento quasi spavaldo. Tanto che Mourinho ce l’aveva con qualcuno in particolare, non proprio con tutta la squadra.
Josè pensava di arrivare in un ambiente che potesse guidare col suo carisma e potesse andare quasi a briglie sciolte, seguendo le idee e la grinta del tecnico che tutto ha vinto, ma in realtà le cose stanno andando in maniera completamente opposta. La squadra è slegata in campo, dando più di una netta sensazione di non sapere quello che deve fare e come farlo. La Roma quando gioca non ha un’idea tattica, è davvero spinta dall’improvvisazione e dalla qualità e guizzo di qualche giocatore, vedi Pellegrini o Zaniolo. Per il resto poca roba veramente. L’exploit di Bergamo? Casuale, anche perché sia prima che dopo quella partita non ci sono stati altri sussulti.
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A Trigoria si nota un clima molto strano attorno all’allenatore. Più strano del solito. Quello che colpisce chi lavora all’interno di quelle mura è l’incredibile mutazione che ha avuto l’allenatore, soprattutto da un mese a questa parte. E’ moscio, scherza poco, a volte parla davvero poco, se non resta quasi in silenzio. E da quando è arrivato nella capitale non è mai stato così. La sensazione che dà è di un uomo che sta cercando di darsi forza e coraggio perché, prima o poi, qualcosa cambierà e tutto si sistemerà. Ma la cosa triste è che sembra lui il primo a non crederci. Parla del futuro, della squadra che si potrà costruire, ma, probabilmente, ci crede poco anche lui perché, forse, il suo atteggiamento e quello sfogo di San Siro, nascondono amarezza per la situazione, ma anche un principio di resa. Di una volontà di salutare tutti a fine stagione. Chissà se sarà così.