Il quotidiano è venuto in possesso di alcuni documenti che gettano un’ombra sul conduttore di Report che commissionerebbe servizi finti per avere materiale scottante
Una bomba. Un’accusa che, se confermata, potrebbe mettere a serio rischio la conduzione e la carriera di Sigfrido Ranucci, vice-direttore di Rai Tre e conduttore della trasmissione d’inchiesta della Rai Report. Il quotidiano “Il Riformista“, scrive di avere in possesso “documenti che riguardano il modo nel quale viene realizzato il programma di Rai Tre Report“. Secondo il giornale “da questi documenti risulta che il coordinatore di questo programma, Sigfrido Ranucci, ha offerto dei soldi ad alcuni free lance che gli proponevano dei filmati per demolire la reputazione di un politico. Non solo offriva soldi, ma li offriva con un raggiro. Cioè proponeva a questi free lance di fargli avere per posta e in forma anonima i filmati che incastravano il politico e poi di vendergli invece, fatturandolo, un servizio privo di interesse, anche immagini grezze, sulla Calabria”.
Il Riformista ci va giù pesante e dice che Ranucci avrebbe garantito “il valore giornalistico del servizio sulla Calabria alla Rai e quindi avrebbe ottenuto il pagamento dalla Rai. Poi avrebbe archiviato la Calabria e usato invece le immagini contro il politico. Non sappiamo come. Diciamo che, a quanto pare, è questo il metodo con il quale si fabbricavano dossier a spese della Rai. A noi avevano detto che era giornalismo di inchiesta. Mah. Uno dei freelance avvertì Ranucci che lui non poteva nemmeno stare in Italia (evidentemente dichiarava di essere latitante) ma Ranucci gli disse di non preoccuparsi perché gli avrebbe procurato un appuntamento con il capo dei Ros dei carabinieri…“.
Un attacco senza precedenti, anche perché il giornale scrive in maniera dettagliata cosa e come è successo, facendo capire di avere testimoni o qualcuno che ha parlato di un incontro con il giornalista per vendere o piazzare dei servizi. E ne descrive nei dettaglia. “L’iperbole non distragga: conta il metodo. Il come e non il quanto. E il metodo è terrificante. Quello messo in atto da Ranucci nel tempo è un mercanteggiamento di video, di piste, di ipotesi accusatorie fondate su filmati ottenuti con formule di inscatolamento indegne del servizio pubblico“.
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E racconta, per filo e per segno, ciò che sarebbe avvenuto in un ipotetico ristorante che, poi, non è un ristorante ma un altro posto non precisato. “L’appuntamento – sottolinea il Riformista – è stato concordato perché i freelance avrebbero del materiale che risponde a una sua esigenza: un video che potrebbe “incastrare“, come si ama dire a Report, un politico. Ranucci si presenta in veste di acquirente e spiega agli ignari astanti come funziona il meccanismo. Come funziona? Il mercato nero di Report prevede “una formula“, come la chiama Ranucci: “Voi mi date del materiale grezzo, montato su una mini-cassetta. Non la avete? Ve la fornisco io. E la Rai paga“. Si legga: paghiamo noi contribuenti. Ma per cosa? Per ottenere dai due “videosicari” un video “rubato” che esporrebbe qualche vizio segreto di un rappresentante delle istituzioni, con quella che il conduttore definisce “una prassi“.