Incapace di intendere e di volere: questa la decisione della corte d’assise del tribunale di Arezzo: Billal Miah commise l’omicidio il 21 aprile 2020, in quel momento era in cassa integrazione per il lockdown. Il figlio maschio, 11 anni, riuscì a salvarsi trovando rifugio dai vicini.
Non era in grado di intendere e di volere. È la conclusione a cui è giunta oggi, dopo neanche un’ora di camera di consiglio, la corte d’assise del tribunale di Arezzo. Assolto Billal Miah, bengalese di 40 anni che il 21 aprile 2020, che nell’abitazione di famiglia (un condominio in via Togliatti a Levane (provincia di Arezzo) uccise la figlia di soli 4 anni e ferì il figlio di 11, che fortunatamente riuscì a scappare trovando l’aiuto dei vicini di casa.
Per l’uomo è stata disposta una reclusione di 10 anni in una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems): comunque sia è stato ritenuto socialmente pericoloso. Miah, il giorno del delitto, si trovava a casa con i figli mentre la moglie era fuori a fare la spesa. In quel periodo era in cassa integrazione a causa del lockdown per il covid.
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Non è mai stata chiarita la scintilla del folle omicidio. L’uomo colpì prima il figlio, poi uccise la bambina con un coltello. Successivamente i vigili del fuoco avevano impedito il suo suicidio: aveva provato a gettarsi in un pozzo, ma era stato salvato all’ultimo. Le perizie psichiatriche hanno portato alla decisione di cui prima: incapace di intendere e volere. La pm Laura Taddei aveva chiesto l’assoluzione per infermità mentale e la reclusione per 15 anni in una Rems. Nicola Detti, il legale che difende l’assassino, si è riservato di presentare istanza per permettere al suo assistito di lasciare la Rems prima del tempo stabilito nel caso in cui le condizioni lo consentano.