Il Diablo ricorda il Pirata a 18 anni dalla sua scomparsa: “Marco iniziò con me. Parlavamo tantissimo, eravamo in camera insieme. Curava i dettagli al millimetro, ora non lo fa nessun corridore”. Il rammarico: “Tutti stavano con lui, ma al momento del bisogno non l’hanno capito”.
Lo ha conosciuto come pochi altri, lo ricorda a 18 anni dalla sua scomparsa. “Era un atleta unico nel suo genere…”, spiega Claudio Chiappucci. Le sue parole sono un mix di tristezza e ammirazione. Il Diablo racconta Marco Pantani in esclusiva a notizie.com: il Pirata fu suo gregario prima di spiccare il volo. Erano alla Carrera insieme: “Lo ribadisco, voglio ricordarlo come atleta perché è così che l’ho vissuto maggiormente. L’ho visto come giovane professionista, abbiamo condiviso anche la camera. Era un ragazzo che aveva una grande ambizione, sapeva curare nei minimi particolari tutto ciò che faceva. E non è una cosa da tutti”.
Pantani ha rappresentato il professionismo che sfocia nella pignoleria e viceversa. È una nota di merito per Chiappucci: “Io e lui mettevamo da soli a punto il nostro mezzo e la nostra programmazione. Lo facevamo in prima persona, la bici dovevamo sentirla noi. Eravamo quasi dei pezzi unici, una cura dei dettagli così non si vede più nel ciclismo moderno. Ora un corridore fa solo il… corridore. Invece Pantani, prima di avere un mezzo sicuro, cambiava telai à gogo. Oggi si viaggia al centimetro, per noi era fondamentale ogni millimetro. Marco era molto pignolo su tutto ciò che comprendeva la programmazione e la tecnologia”.
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Il 14 febbraio 2004 è una data che fa ancora male: “Eravamo in camera insieme, avevamo tanto tempo per parlare. Il ciclismo è una ruota che gira, si impara sempre da chi ha più esperienza di te. Lui ha sempre voluto ascoltare e apprendere. Curava ogni particolare per migliorarsi sempre di più. Poi, dopo di me, ho visto un altro Pantani. Alle prime armi era un Pantani molto più semplice, il suo nome non era ancora alla ribalta della cronaca, non aveva tutto questo risalto. Dopo ho visto confusione, tutti volevano essere con lui, invece al momento importante non so cosa sia successo. Uno può avere tante persone vicino, ma pochi amici veri. Come sempre succede nella vita, i pochi veri magari non si tengono in considerazione. Raccontare quello che è successo dopo è complicato, col sennò del poi dico che avrebbe avuto bisogno di persone più sicure al suo fianco, che potessero capirlo quando sono subentrati i problemi”. Evidentemente così non è stato.