Da oggi scatta per tutti gli over 50 l’obbligo di Green Pass per lavorare. Tante le proteste, anche dal mondo dei vaccinati
Dopo settimane di polemiche, manifestazioni, proteste e prese di posizione, il Super Green Pass debutta ufficialmente da oggi in tutti i luoghi di lavoro. Chi ha più di 50 anni o li compie entro il 15 giugno ha l’obbligo di presentare la certificazione verde per poter entrare nei posti di lavoro.
La norma, prevista dal Dl 1/2022 (attualmente all’esame della Camera per la conversione in Legge) era stato studiata nel momento peggiore della quarta ondata: con migliaia di casi giornalieri e il rischio di un affollamento delle terapie intensive negli ospedali. Ma oggi, proprio nel giorno in cui entra in vigore, la situazione sembra decisamente diversa. Il nostro Paese viaggia verso un graduale superamento delle misure emergenziali, tanto che alcune norme (come l’uso obbligatorio della mascherina all’aperto) sono state già eliminate. Ma sull’obbligo di Green Pass (da ottenere tramite il vaccino anti-Covid o la guarigione dall’infezione) per accedere ai luoghi di lavoro dal 15 febbraio al 15 giugno per gli Over 50, non è stato fatto nessun passo indietro.
Molte le proteste e le voci fuori dal coro, arrivate anche da chi ha deciso di vaccinarsi. Come Marco, 41 anni, libero professionista. “Non sono mai stato un No-Vax, anzi ho litigato spesso con certi fanatici. Ho fatto tre dosi di vaccino, ma l’ho fatto per me e per la mia famiglia. Per evitare di essere contagiato o almeno di prendere il Covid in forma lieve. Trovo aberrante che qualcuno possa perdere il lavoro a causa della mancanza del Green Pass. Io sono favorevole ai vaccini e sono stato favorevole anche all’idea che, chi non è vaccinato, venga obbligato a fare i tamponi ogni 48 ore per poter lavorare. Ma non capisco perchè non si possa dare loro la possibilità di continuare a lavorare. Anzi, può sembrare un paradosso, ma io vaccinato, mi sono sempre sentito più al sicuro al fianco di persone che avevano fatto un tampone il giorno stesso o al massimo il giorno prima, rispetto a chi magari si è vaccinato quattro mesi fa”.
Mauro ha 52 anni e ha un’azienda familiare, che prova a portare avanti tra mille difficoltà. “Ho tre dosi di vaccino. Le ho fatte essenzialmente perchè altrimenti non avrei potuto lavorare, avendo superato i 50 anni. Non capisco la ragione per cui si imponga a delle persone un qualcosa, con il ricatto della possibile perdita del lavoro. Trovo assurdo che una persona dopo 35 anni di lavoro, magari un padre di famiglia, che nella sua vita ha sempre pagato le tasse, possa perdere tutto solo perchè non se l’è sentita di fare qualcosa che non è mai stato obbligatorio. Sono contrario per loro, per i minorenni che rischiano di essere discriminati in classe, che non possono prendere parte ad attività sportive, anche all’aperto. E’ stato fatto passare il Green Pass come la panacea di tutti i mali, ma purtroppo abbiamo visto che non è stato così”.
Francesco ha 55 anni e gestisce un bar. “Dall’inizio della pandemia ho subito privazioni di ogni tipo. Mi hanno costretto a chiudere, a spendere soldi per mettermi in sicurezza, ma poi non è servito a nulla. Ho riaperto sapendo bene che sarebbe stato più conveniente chiudere e attendendo inutilmente aiuti dello Stato. Che oggi si scaglia contro chi lavora. Io ho fatto il vaccino, mi sono sempre adeguato a tutte le regole, ma ho perso soldi, clienti e sono stato costretto a turni pazzeschi perchè non ero più in grado di pagare stipendi ai miei collaboratori. Sono contro il Green Pass perchè già ha dimezzato i clienti dei locali. Ora rischia anche di far chiudere altre attività per mancanza di forza lavoro“.
Paolo ha 35 anni e fa il giornalista. Gestisce siti di informazione, ha lavorato in radio, televisioni e uffici stampa. “Mi sono vaccinato, ma ho sempre ritenuto il Green Pass uno strumento inutile per fermare il contagio e anticosituzionale, che limita la libertà e il lavoro delle persone. Obbligare le persone ad averlo per poter lavorare è una follia che mi auguro si riesca a fermare al più presto. L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Almeno così era. Siamo sicuri che ancora oggi vale questo principio? Trovo assurdo pensare che una persona con più di 50 anni rischi di non poter più lavorare”. Stessa opinione di Davide, 35 anni, architetto. “Sono un ultras del vaccino dalla prima ora: ho fatto la prima e la seconda dose con entusiasmo. Sulla terza onestamente l’ho perso. Ma l’ho fatta per poter lavorare e non avere problemi. Vi sembra normale?”