Intervista a Luciano Basile, Direttore Generale di Sicurtransport e vicepresidente di Sicindustria.
Dott. Basile, circa sei mesi fa, in piena crisi pandemica, insieme all’amministrazione comunale di Palermo e all’AMAT, la società di trasporto pubblico locale, avete dato il via a un servizio sperimentale per organizzare l’attività di sicurezza e di verifica del rispetto delle norme anti Covid a bordo degli autobus cittadini. Un servizio che sta continuando e a cui hanno fatto seguito Catania e da pochi giorni anche Cosenza. Quali sono stati i risultati?
Siamo orgogliosi di essere stati tra le prime società in Italia ad attuare questo servizio nei bus locali. Abbiamo concretizzato una proposta fatta alcuni mesi prima dal Ministro delle Infrastrutture Giovannini in merito ai controlli anticovid sul trasporto locale con modalità la cui complessità destava preoccupazione. Gli obiettivi che abbiamo raggiunto sono tre: un controllo delle normative sanitarie impostando i nostri servizi nelle linee e negli orari più frequentati, secondo le indicazioni delle aziende di trasporto pubblico; un controllo dei biglietti, con la possibilità di vendita da parte dei nostri addetti direttamente sul bus con una piccola soprattassa; maggiore sicurezza ed ordine sui mezzi, grazie alla presenza dei nostri addetti che rappresentano un deterrente, soprattutto in certe zone dove in passato si sono verificati episodi molto spiacevoli. I biglietti da noi venduti sono stati migliaia ed inoltre si è incentivata la vendita classica, dato che gli utenti sanno che le linee sono molto più controllate. Un vantaggio economico anche per le aziende di trasporto. Un servizio di controllo anticovid, inoltre, è stato avviato anche da Trenitalia.
La risposta dei cittadini?
“Molto positiva. Hanno apprezzato che ci sia ordine dentro i bus e hanno accolto con favore la nostra presenza”.
Questa cooperazione con le amministrazioni locali dimostra che anche in questo settore il rapporto tra pubblico e privato può essere spesso virtuoso o addirittura fondamentale per il miglioramento dei servizi.
“Nel nostro Paese le pattuglie degli istituti di vigilanza privata durante la notte sono in numero superiore a quelle delle Forze dell’ordine. Sono ruoli completamente distinti e tali devono rimanere, ma la nostra presenza può senz’altro essere di aiuto per aumentare la sicurezza delle nostre città. E’ un peccato non sfruttare queste risorse umane e tecnologiche. Il nostro istituto ha già avviato qualche interessante progetto: già oggi, ad esempio, in alcuni comuni svolgiamo dei controlli in determinate zone, ad esempio per evitare discariche abusive”.
Come potrebbe concretizzarsi meglio questa collaborazione?
“Una presenza fisica di vigilanza associata alla telesorveglianza può essere di grande efficacia in quartieri periferici o per controllare la movida spesso troppo caotica nei centri storici. La cooperazione tra pubblico e privato anche nel settore della sicurezza va perseguita. Lo abbiamo proposto anche agli importanti esponenti del Governo, del Parlamento e delle aziende pubbliche italiane durante il convegno che abbiamo svolto nei mesi scorsi a Roma per il 50imo anniversario di Sicurtransport. Aggiungo che questa collaborazione darebbe risposte al bisogno di sicurezza che l’opinione pubblico sente. Sempre più gruppi di privati cittadini, infatti, si affidano ai servizi di vigilanza privata per proteggere le loro case e i loro quartieri. Secondo una recente indagine dell’Istituto Piepoli, addirittura il 65% degli italiani gradirebbe che le auto e le guardie giurate private fossero di supporto alle forze dell’ordine e ai vigili urbani per la sicurezza ed il controllo delle città nelle zone più a rischio e dei centri storici”.
Nell’ambito della prevenzione tradizionale, ci sono altri settori in cui pubblico e privato potrebbero agire insieme per offrire soluzioni comuni più utili per i cittadini?
“Ci sono altri settori dove questo avviene, ad esempio negli aeroporti da anni il servizio ai varchi viene svolto quasi sempre da istituti privati. I settori sono molteplici ma va immaginata una collaborazione più organica e strutturata tra lo Stato e le aziende, come avviene in molti Paesi all’estero”.
Voi avete chiesto al governo e alle istituzioni di investire le risorse del Pnrr sull’innovazione digitale anche per modernizzare tutto il comparto della sicurezza, a partire dalla prevenzione e dalla lotta ai crimini cyber che sono la nuova frontiera della criminalità.
“L’Italia deve senz’altro modernizzare il settore della sicurezza. Il nostro gruppo ha collaborazioni con importanti player internazionali, ad esempio di Israele dove la sicurezza è un elemento vitale della società, con investimenti adeguati. Oggi la tecnologia offre molto: droni aerei e di terra; mezzi antidroni; telecamere termiche e ad infrarossi; riconoscimento facciale e delle targhe, per verificare in tempo reale se ci si trova davanti un mezzo rubato. Le applicazioni sono illimitate. Il Pnrr offre un’occasione straordinaria per alzare il livello di innovazione nel nostro Paese, anche nel campo della vigilanza. E poi c’è il campo della cybersicurezza. A causa della pandemia molte dinamiche lavorative si sono trasferite in una dimensione telematica, con smart working e digitalizzazione dei documenti. Oggi il cuore di ogni azienda e di ogni settore pubblico è rappresentato dai server e dalle reti telematiche, che devono essere protette il più possibile. Il Pnrr, sarà centrale per la cybersicurezza e la ripartenza delle aziende, della PA e del Sistema-Paese nel suo complesso. A patto che tutto si svolga con la massima celerità”.