Da mesi i malati di diabete palermitani sono costretti a pagarsi da soli le cure. Il presidente dell’associazione SOS diabete, Ruggero Torre, ne ha parlato in esclusiva a Notizie.com: “Siamo ostaggio della burocrazia”
Per le persone con il diabete, in linea di massima, esistono due modi per curarsi. Il primo sono le punture di insulina (almeno quattro al giorno), il secondo è il micro infusore, cioè quello utilizzato dal 90% dei “diabetici di tipo 1”. Per loro ogni sei mesi scade il piano terapeutico ed è in quel momento che il diabetologo di riferimento consegna al paziente un nuovo foglio relativo ai sensori (che servono per misurare costantemente la glicemia), il micro infusore, le eventuali striscette e aghi da utilizzare. In praticamente tutta Italia un normale cittadino può prendere questo piano terapeutico, andare in farmacia e ritirare gratuitamente il necessario. A Palermo, invece, la situazione è differente, perché tra uno step e l’altro c’è di mezzo il “token”, un passaggio burocratico che oltre ad allungare i tempi rende il tutto una vera impresa.
A parlarne in esclusiva a Notizie.com è Ruggero Torre, presidente dell’associazione SOS diabete: “Attraverso questo token dobbiamo metterci in contatto via mail con la Asl di appartenenza, che in teoria dovrebbe rispondere subito rilasciando un codice a barre da poter utilizzare in farmacia per il ritiro di quanto prescritto dal medico. Peccato però che ormai da mesi, di fatto, questo servizio non funzioni più“.
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Di conseguenza nessuno dei pazienti è più riuscito a entrare in possesso di questo famigerato codice a barre per il ritiro di quanto occorre per curarsi e l’unico modo per farlo è pagandosi di tasca propria il tutto: “Quello che chiediamo all’ARS (la Regione Sicilia, ndi), è di eliminare anche a Palermo il token, perché alla fine è solamente una perdita di tempo e di denaro. Ci sono diabetici che da novembre 2021 si comprano le striscette per misurarsi la glicemia ed è vergognoso, considerando che in qualsiasi altra regione d’Italia è gratuito, a eccezione forse solo della Sardegna. C’è gente che in questo momento non ha nulla, ma deve comunque comprarsi il pacco di striscette per vivere, spendendo di volta in volta dai 17 ai 25 euro, per una spesa mensile complessiva che può variare tra i 100 e i 150 euro“.
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L’associazione SOS diabete sta lottando da tempo con questa situazione, cercando di coinvolgere le istituzioni: “Siamo andati direttamente a parlare con l’Asl e venerdì avrò un incontro con un politico siciliano per portare la vicenda all’ARS, in modo che ne possano parlare anche in Regione. Bisogna togliere questo ostacolo. Non capiamo perché solo a Palermo si debba mantenere, anche a Catania non esiste più. Se il servizio funzionasse la perdita di tempo potrebbe essere anche tollerabile, ma a queste condizioni è diventata una situazione ridicola. In pratica è come se un calciatore si trovasse da solo davanti alla porta vuota e non tirasse, ma la passasse indietro a un compagno, in questo caso con i piedi quadrati. Se sei lì davanti fai gol, non ha senso passarla. Lo stesso accade nel nostro questo caso. Basterebbe lasciarci liberi di andare dal diabetologo, portarsi il documento in farmacia e prendersi autonomamente ciò di cui abbiamo bisogno. Sarebbe la cosa più logica, ma non viene fatta. Il dottor Gaetano Buccheri, direttore dell’UOC Assistenza Riabilitativa Territoriale, quando è stato intervistato sull’argomento ha risposto che non c’erano problemi e che stavano risolvendo tutto. Un mese fa, però, sono andato direttamente a parlare con lui e mi ha risposto che non si occupa di queste cose e che ogni distretto deve regolarsi autonomamente. La verità è che non c’è la volontà di sistemare questa faccenda“.