Referendum, Inammissibile il quesito sulla cannabis

L’ha ribadito il presidente della Consulta Giuliano Amato che specifica: “Il quesito era sulle sostanze stupefacenti, non su cannabis”

Dopo aver dato il via libera su quattro dei sei quesiti sulla giustizia, la Corte Costituzionale ha giudicato inammissibile quello sulla cannabis, anche se il presidente della Consulta Giuliano Amato, in un’insolita conferenza stampa, ci tiene a precisare: “Il referendum non era sulla cannabis, ma sulle sostanze stupefacenti. Si faceva riferimento a sostanze che includono papavero, coca, le cosiddette droghe pesanti. E questo era sufficiente a farci violare obblighi internazionali“. Lo ha ribadito il presidente della Consulta Giuliano Amato in una conferenza stampa, spiegando la bocciatura del quesito, ma anche su altro.

I promotori
Alcuni dei promotori per il referendum per legalizzare la cannabis (foto Ansa)

Una bocciatura che non è stata presa bene dal partito radicale, tra i principali promotori del quesito sulla cannabis. “Con questa nuova fumata nera sono state bruciate quasi 2 milioni di firme raccolte per i referendum eutanasia e cannabis. Si tratta di sentenze politiche che cancellano la più grande mobilitazione popolare della storia recente. È un brutto giorno per la democrazia nel nostro Paese“, così in una nota Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni, segretario, tesoriera e presidente di Radicali Italiani a seguito della bocciatura della Corte costituzionale.

“Legalizzare la cannabis vuol dire minare le basi della criminalità”

I promotori
I relatori (da sinistra): la presidente della Cellula Coscioni, Miriam Abate, il tesoriere Marco Cappato, il consigliere comunale di Torino, Silvio Viale, al teatro Romano di Torino (foto Ansa)

Legalizzare la cannabis e i suoi derivati, lo ricordiamo ancora, vuol dire minare alle basi la criminalità organizzata che ricava la maggior parte dei suoi proventi dal traffico di droga. Significa anche separare il mercato della cannabis da quello delle droghe pesanti e poter finalmente creare decine di migliaia di posti di lavoro, non ultimo significa anche la realizzazione di introiti miliardari per lo Stato“.

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“Tutto questo i cittadini, tra di loro moltissimi giovani, lo hanno capito firmando per il referendum che abbiamo promosso insieme all’Associazione Coscioni. C’è una gran parte del Paese che guarda al futuro e che ha testimoniato nel corso di questi anni il fallimento delle politiche proibizioniste. Tutte queste prospettive oggi sono state negate ma noi continueremo a lottare contro il mercato nero delle mafie e contro la condanna ad essere fuorilegge che colpisce milioni di consumatori“, concludono.

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