Rivolta nel carcere di Melfi del 2020: raffica di arresti

La sommossa partì dalle proteste dei detenuti per le misure restrittive per il Covid. Medici e poliziotti vennero sequestrati per nove ore

Torna d’attualità la forte protesta realizzata nel carcere di Melfi il 9 marzo del 2020. Nei primi giorni di pandemia, nella Casa circondariale, scoppiarono le proteste dei detenuti per le misure restrittive imposte dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per il contenimento del Covid-19. Tumulti, sommosse, che hanno visto personale sanitario e diversi agenti della Polizia penitenziaria, in servizio presso l’istituto melfitano,  sequestrati per circa nove ore.

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Il carcere di Melfi, oggetto delle proteste dei detenuti nel 2020 – Ansa Foto –

La Polizia di Stato di Potenza ha eseguito un’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere nei confronti di 29 persone, tutte indiziate di aver preso parte alla rivolta. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, hanno portato  alla ricostruzione di tutte le fasi della protesta, permettendo di risalire all’identità di tutti i detenuti ai quali viene attribuito il coinvolgimento a vario titolo nella sommossa, durante la quale personale sanitario e diversi agenti della Polizia penitenziaria, in servizio presso l’istituto melfitano vennero sequestrati per diverso tempo.

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Gli ostaggi vennero liberati dopo circa nove ore di lunghe trattative, grazie all’intervento delle  Autorità di Pubblica Sicurezza e al dispositivo delle Forze dell’ordine, nonché all’impegno della Polizia Penitenziaria di Melfi. I facinorosi vennero riportati nelle camere detentive, dopo una lunga trattativa durante la quale i fautori della sommossa avevano anche steso un documento di richieste e rivendicazioni. La presenza sul posto di personale specializzato in indagini antimafia della Polizia di Stato, ha permesso, insieme alla Polizia Penitenziaria del carcere di Melfi, di arrivare già nel corso della notte all’acquisizione di una serie di elementi indiziari che, dopo ulteriori approfondimenti investigativi, hanno portato la Direzione Distrettuale Antimafia a contestare i reati di sequestro di persona a scopo di coazione e di devastazione, per i quali è già stata formulata richiesta di rinvio a giudizio dinnanzi al Giudice dell’udienza preliminare di Potenza.  L’esecuzione ha avuto luogo nelle province di Potenza, Bari, Crotone, Reggio Calabria, Napoli, Perugia, Livorno, L’Aquila, Oristano, Cuneo, Catanzaro, Agrigento, Palermo, Udine, Siracusa e Catania. L’operazione è stata condotta dalla Squadra Mobile di Potenza, con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato ed il supporto e la collaborazione dei Reparti della Polizia Penitenziaria.

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