Ha scontato la condanna per l’omicidio di Meredith Kercher, è tornato libero a novembre scorso e ora lavora in un ristorante a Viterbo
Una prova di rinascita. Vera e sincera. Si può ricominciare a vivere e tentare di avviarsi ad una vita tranquilla e normale. Il sogno di ogni persona che resetta la propria vita e prova a rimediare agli sbagli commessi. E tenta di ricominciare di nuovo. Provare a mettere dietro le spalle tutto, ma proprio tutto. Per Rudy Guede non sarà così semplice, anche se lui, che ha pagato il suo debito con la giustizia, ce l’ha messa e ce la sta mettendo tutta da anni. Nell’immaginario delle persone, Rudy resta ancora il ragazzo condannato per l’omicidio della povera Meredith Kercjer, la studentessa universitaria inglese uccisa il 1 novembre del 2007 a Perugia.
Dopo sedici anni di carcere, lo scorso novembre Rudy Guede è tornato in libertà. Il magistrato di sorveglianza di Viterbo gli ha infatti concesso la liberazione anticipata prevista dalla legge sull’ordinamento penitenziario e l’ufficio esecuzione della procura di Milano ha emesso l’ordine di scarcerazione.
Guede, resta l’unico condannato per l’omicidio di Meredith Kercher, anche se era già libero da quasi un anno. Grazie all’affidamento ai servizi sociali che gli è stato concesso a inizio dicembre 2020, non doveva tornare a dormire nel carcere, dove ha scontato quasi tutta la sua condanna a 16 anni di reclusione e dove ha ottenuto due lauree. In questi ultimi anni ha svolto volontariato alla Caritas, ma anche come bibliotecario presso il Centro studi criminologici di Viterbo.
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Da quando è uscito, Rudy non si è mai fermato, per un po’ ha continuato ad andare alla Caritas, ma adesso che ha trovato il suo primo vero lavoro ha dovuto lasciare. Da qualche giorno ha iniziato questa sua nuova avventura in un ristorante giapponese di Viterbo. E’ stato lui stesso a postarlo sul suo profilo Instagram e Facebook. Ha ottenuto il suo primo contratto, fa il cameriere ed è contento. I datori di lavoro sono felici e soddisfatti, è uno che non molla e lavora sodo. Una cosa alla quale non rinuncia è il lavoro in biblioteca, ma anche quello che faceva il sabato e la domenica con la Caritas, ovvero dedicando del tempo agli anziani e ai bambini, giocando a basket e insegnando loro anche a giocare a scacchi, ovviamente cercando di barcamenarsi con il ristorante. Si dovrà organizzare, ma cercherà di fare tutto e non rinunciare a quegli spazi che con tanta fatica ha trovato e nei quali trova rifugio. Lui vorrebbe essere dimenticato, tentando di ricominciare e soprattutto crearsi una nuova vita.