Corruzione e appalti irregolari, scandalo Ast: ai domiciliari il direttore, 16 indagati

Agli arresti domiciliari il direttore generale Ugo Fiduccia. Per l’ex presidente Gaetano Tafuri, scatta l’interdizione per 12 mesi.

Appalti truccati, favori e assunzioni pilotate. Ci sarebbe tutto questo dietro lo scandalo che sta coinvolgendo in queste ore l’Ast, Azienda Siciliana Trasporti. La Guardia di Finanza di Palermo, coordinata dal tribunale del capoluogo, ha scoperto e intercettato una rete di corruzione che coinvolge l’azienda di trasporto pubblico locale partecipata della regione.

Ad essere indagati sono finiti in sedici. Le accuse sono di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, falsità ideologica in atto pubblico, frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata ai danni dello Stato. Il gruppo dei pm è coordinato dal procuratore aggiunto Sergio Demontis.

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L’inchiesta del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo ha fatto scattare anche otto misure interdittive. Sono stati sospesi per un anno Gaetano Tafuri, presidente fino a qualche mese fa del consiglio di amministrazione dell’Ast; il revisore contabile Felice Genovese; il componente dell’Ufficio legale e affari generali Giuseppe Carollo. Per un anno, invece, non potranno invece contrarre con la pubblica amministrazione gli imprenditori Alessio Porzi (amministratore di fatto della Porzimark di Cannara), Alberto Carrotta e Massimo Albanese (amministratore di fatto e referente della società Officine del turismo), Mario Salbitani e Giuseppe Telesca (referenti della società In.Hr. Agenzia per il lavoro, di Potenza).

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Nello specifico Fiduccia avrebbe conferito un incarico illecitamente in cambio di diversi benefici. Gli investigatori del Nucleo di polizia economico-finanziaria, attraverso telecamere e microspie piazzate nella stanza dei bottoni, sono riusciti a confermare i sospetti attraverso le confessioni spontanee degli indagati che ammettevano, senza sapere di essere intercettati, di avere taroccato i bilanci. “L’inchiesta ha fatto emergere un collaudato modus operandi illecito posto in essere dai vertici della società per azioni partecipata dalla Regione, che veniva gestita come fosse un’azienda privata in dispregio delle norme di legge che devono orientare le procedure di un organismo pubblico”, spiega il generale Antonio Quintavalle Cecere, il comandante provinciale della Guardia di finanza.

Secondo l’accusa, Fiduccia avrebbe “conferito illecitamente l’incarico di revisore contabile ad un professionista, il quale, in cambio, avrebbe omesso la rilevazione di irregolarità in grado di inficiare l’attendibilità dei bilanci”. Tra i piani del manager, anche il lancio di una compagnia aerea con una gara ad hoc, mirata a far si che la società aggiudicatrice dei servizi per la start up assumesse i familiari del direttore generale.

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