L’ex tecnico, ora opinionista di Sky Sport, analizza i risultati internazionali delle nostre squadre: “L’Atalanta è l’unica che gioca a un ritmo europeo. Tocchiamo troppo la palla, la Serie A è poco allenante. In campionato i calciatori urlano e rotolano dopo ogni tackle…”.
La carrellata delle delusioni internazionali: il Napoli e la Lazio fuori dall’Europa League, la Juventus che impatta sul Villarreal, l’Inter ko contro il Liverpool (entrambe in attesa della sfida di ritorno). Senza dimenticare il Milan, già eliminato dalla fase a gironi della Champions. Soltanto l’Atalanta ha schienato l’Olympiakos e passato il turno. Avversario meno complicato delle altre italiane, ma non solo: “Sapete perché? È l’unica che gioca a un ritmo europeo“.
Fabio Capello, totem del calcio italiano, ora opinionista di Sky Sport, risponde in esclusiva a notizie.com: “Il nostro problema è che andiamo piano! In Italia ci aiutano gli arbitri a fermare il gioco, ci buttiamo sempre. Faccio io una domanda: quanti calciatori si sono visti per terra in questi match europei? Lo dico io: nessuno. Non ci sono stati giocatori che hanno rotolato o hanno urlato. Ecco, se non ci abituiamo a questi ritmi diventa complicato…”.
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Capello sulla Serie A: “Non è allenante, troppe interruzioni”
“La Serie A è poco allenante, ogni volta che facciamo un tackle ci buttiamo. Il gioco si interrompe per i tocchi di mano e tante altre cose. Poi in Europa andiamo a giocare contro squadre che agonisticamente sono forti e andiamo in difficoltà. Il discorso è semplice”. Ritmo e palleggio, per Capello le italiane non riescono a reggere il confronto: “Un altro aspetto sono i tempi con cui viene scaricata la palla. Noi giochiamo a 3 tocchi, le squadre europee a 2. Si vede sopratutto nelle partite contro le spagnole o le portoghesi. Rallentiamo sempre l’azione. In Italia un calciatore la stoppa, la tocca, alza la testa, guarda e poi la passa. Sprechiamo un tempo di gioco”. È il punto che l’ex tecnico sottolinea maggiormente: “Ripeto il concetto: noi 2-3 tocchi, gli altri 1 o 2. Quindi quando ci pressano andiamo sempre in difficoltà”.
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“Giochiamo il calcio di Guardiola di 15 anni fa. Ma senza i suoi giocatori…”
L’analisi è spietata: “Appena aumenta la velocità si va in affanno. Questo perché giochiamo così tutte le partite di campionato. Sono un’interruzione continua. Pochi giorni fa, all’intervallo delle partite di Champions, abbiamo visto una cosa: ci sono state 7 interruzioni in una delle due gare e 8 nell’altra. Quello è il calcio! Come si risolve? Naturalmente c’è un discorso economico alla base. Se i migliori vanno via e al posto loro arrivano giocatori modesti, allora non può che peggiorare la situazione. Quando ti alleni con i campioni impari più velocemente”. Nessun riferimento in particolare: “Non voglio parlare delle singole squadre, il mio è un concetto generale. Il calcio va giocato in modo più veloce e senza coinvolgere troppo il portiere. Si può utilizzare, certo, ma non ogni volta scaricandola all’indietro. In Italia giochiamo il calcio di Guardiola di 15 anni fa, ma c’è un problema: non abbiamo la tecnica dei suoi calciatori…”.