Con la crisi in Ucraina diventa molto più complicato richiedere interventi onerosi. Ai partiti vengono richiesti maggiore dialogo e più comprensione, ma da parte del Carroccio c’è già stato il primo strappo
Come è inevitabile che sia, la crisi ucraina sta influenzando anche a livello interno il nostro Paese. E non solo dal punto di vista economico, ma anche per quanto riguarda i rapporti tra le forze politiche. Se è vero che il premier Draghi ha assicurato di aver ricevuto pieno sostegno da ogni partito, lo è anche infatti che per quanto riguarda questioni come pensioni, delega fiscale, riforma della Giustizia, Ddl sulla concorrenza, nuovo codice degli appalti e così via, i confronti saranno per forza di cose influenzati da quanto sta accadendo a livello europeo. Difficile in questo momento lavorare su temi che richiedano sostegni finanziari e chiaramente la priorità è rappresentata dal caro bollette, sul quale c’è già stato un pesante intervento da parte dell’esecutivo negli ultimi mesi da 16 miliardi di euro.
Il presidente del M5s Giuseppe Conte ieri agli altri leader di partito avrebbe chiesto unità in questo momento di difficoltà generale, ma i primi segnali non sembrano così incoraggianti. La Lega infatti si è astenuta sul decreto Covid, con Claudio Borghi che ha definito il tutto su Twitter come un “gesto politico rilevante“.
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Lo strappo della Lega
Uno strappo che potrà essere verificato la prossima settimana, quando dovranno essere stabiliti i calendari per il mese di marzo dell’Aula di Camera e Senato. Riguardo il maxi-emendamento del Governo, Draghi ha garantito che non metterà la fiducia, a patto però che venga trovata una soluzione condivisa da tutti, al momento tutt’altro che scontata e con poco tempo a disposizione per essere raggiunta. E lo stesso discorso vale per le altre riforme, come ad esempio quella sul Fisco, per la quale Lega e Forza Italia, assieme all’opposizione di Fdi, chiedono lo stralcio dell’articolo sul Catasto. Pure in questo caso Draghi non sembra intenzionato a modificare in corsa i programmi e potrebbe optare per la fiducia. Spetterebbe alla Lega quindi decidere il da farsi: con il caos scoppiato in Ucraina, potrebbe rivelarsi complicato non sostenere l’esecutivo su una norma che in ogni caso si applicherà solo a partire dal 2026 e che prevede la mappatura degli immobili. Un ragionamento identico a quello in Senato sul Ddl concorrenza, con particolare riferimento alle concessioni balneari.