In queste ore, davanti all’avanzata russa iniziata giovedì, ci si chiede fin dove intende spingersi Putin e a cosa punti la sua azione militare.
Di certo, ciò che sembra ormai assodato per tutti gli analisti è che il presidente russo non rinuncerà a breve nel tenere alta la tensione nel territorio, ma che al contrario continuerà a portare avanti la destabilizzazione dell’area. Le truppe russe, nel frattempo, stanno occupando passo dopo passo l’Ucraina, e ci si domanda che cosa si presenterà al mondo alla fine della lunga notte.
Quali sono gli obiettivi dietro l’azione militare di Putin in Ucraina
Il suo obiettivo ormai manifesto è quello di un cambio di regime a Kiev, che fa pensare che al termine del suo operato difficilmente avremo davanti la stessa Ucraina degli ultimi tre decenni. Per giungere a questo risultato, la capitale deve cadere in mano alle forze russe. Per farlo, Putin non vuole un distruttivo e costoso assalto frontale, ma una combinazione tra l’entrata in campo delle squadre speciali e il lancio di missili contro obiettivi mirati insieme ad attacchi cibernetici.
Tutto ciò finirà per mettere fuori uso la struttura governativa. A quel punto resterà per Putin da decidere cosa farne del presidente ucraino Zelenski, che non sembra affatto intenzionato a replicare la fuga al sicuro di Janukovic nel 2014, dopo la rivolta di Euromaidan. Se opporrà resistenza, Zelenski potrebbe venire ucciso, ma c’è chi sottolinea che una tale violenza farebbe di lui un martire e giocherebbe a discapito di Putin. Potrebbe quindi essere catturato e deportato.
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In questo scenario, entrano in gioco la volontà dello “Zar” e le scelte dei comandi russi. Che potrebbero trovare forti resistenze nel resto del Paese, ad esempio nelle aree più nazionaliste dell’Ovest, dove forze locali potrebbe avere creato depositi di armi e rifugi, ed è possibile che le truppe russe non si spingeranno fino a lì. Anche perché in quelle stesse aree si troverebbero unità addestrate da programma della Cia partito dopo l’annessione della Crimea.
Lo scenario finale dopo l’invasione russa di Kiev
Da tutto ciò, lo scenario finale che ne emerge è una vera spartizione del Paese, con uno Stato fantoccio a Kiev che controlli buona parte del Paese eccetto le aree “ribelli”, ma a parti invertite rispetto alla situazione precedente. Un nuovo Donbass, non più filo-russo ma filo-occidentale.
La domanda finale che emerge è però per quanto tempo potrebbe rimanere in piedi una situazione simile. Ma la cosa sicura è che a quel punto l’Ucraina post-Guerra fredda resterà solo un ricordo lontano, modificando profondamente la carta europea. In particolare quella geopolitica, con una nuova linea che la spezzerebbe in due, dal Baltico al Mar Nero. Nella speranza che Putin voglia fermarsi, accontentandosi della riunificazione del Russkij Mir, il Mondo Russo, senza coltivare altre mire espansionistiche. Ad esempio sugli ex paesi del Patto di Varsavia, come la Polonia o anche i Paesi Baltici.
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