Il Pontefice sta tentando con tutte le “armi” a sua disposizione di fare in modo che la guerra abbia fine. Dopo la visita all’ambasciatore russo, l’avvicinamento al presidente ucraino.
Davanti alle bombe che cadono alle porte dell’Europa Francesco non ci sta, e sta provando a giocare tutte le carte che ha in mano per porre fine, almeno momentaneamente, al dramma che sta segnando queste ore in Ucraina.
Nei giorni scorsi ha deciso di rivolgersi personalmente all’ambasciatore russo presso la Santa Sede andando di persona per parlargli, in un colloquio durante una mezzora. Un fatto assolutamente inedito per un Pontefice che, nella storia, è sempre stato abituato a ricevere ambasciatori in Vaticano invece di dirigervisi lui stesso, in prima persona.
Oltre all’azione di moral suasion con interventi pubblici continui, e all’appello ai cattolici nel mondo affinché preghino per la pace, aveva già tentato di organizzare un nuovo incontro con il Patriarca di Mosca Kirill, che dovrebbe avvenire ma solamente a distanza di qualche mese. Così, invece di stare con le mani in mano, ha deciso di prendere la cornetta del telefono e di chiamare il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyi, ormai diventato sempre più un vero e proprio simbolo della resistenza ucraina.
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Lo ha confermato il direttore della Sala Stampa vaticana Matteo Bruni dopo le indiscrezioni dei giornali, e in seguito lo ha riferito anche l’ambasciata ucraina presso la Santa Sede, mentre ha espresso “il suo più profondo dolore per i tragici eventi che stanno avvenendo nel nostro Paese”.
Infine lo stesso presidente Zelenskyi in un tweet ha scritto: “Ho ringraziato Papa Francesco per aver pregato per la pace in Ucraina e per una tregua. Il popolo ucraino sente il sostegno spirituale di Sua Santità”.
Nella stessa giornata, il Papa aveva telefonato all’arcivescovo maggiore di Kiev-Halyč della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sviatoslav Shevchuk, chiedendo informazioni sulla situazione a Kiev e in Ucraina. Oltre a questo, però, Francesco ha anche espresso la volontà di fare tutto quello che è nelle sue possibilità, ringraziando la Chiesa greco-cattolica ucraina per la scelta di stare accanto alla gente e per aver messo a disposizione i sotterranei della cattedrale di Kiev, e tutte le altre chiese della città che in queste ore sono rimaste aperte dopo l’ordine del vescovo di Kiev, e quindi diventate veri e propri rifugi per coloro che scappano dalle bombe.
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Nel frattempo Papa Francesco continua ad usare anche il suo account Twitter @Pontifex la lingua ucraina e russa per ribadire con forza il suo no alla guerra, lanciando appelli alle parti direttamente coinvolte nel conflitto. “Gesù ci ha insegnato che all’insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. La Regina della pace preservi il mondo dalla follia della guerra”, è il testo di uno tweet inviati da Francesco, con l’immagine di Cristo in croce e accompagnati dagli hashtag #PreghiamoInsieme e #Ucraina.
Nel giorno precedente, l’account di Bergoglio twittava alcune parole dell’enciclica Fratelli tutti: “Ogni guerra lascia il nostro mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male”.