Sono durati poco più di un anno, l’assessore all’ambiente nel municipio I Marin ha dichiarato: “Non sono funzionali sotto nessun punto di vista, non hanno nemmeno il portacenere”.
Via ai cestini di ferro a Roma, sono durati poco più di un anno. La scelta, dileggiata al momento dell’introduzione per la forma che ricordava le urne cinerarie, è stata spiegata da Stefano Marin, assessore all’ambiente nel Municipio I (dove i gettacarte avevano trovato collocazione). “Non sono funzionali sotto nessun punto di vista. Poco capienti e non hanno nemmeno il portacenere”, le sue parole.
Rimarranno nelle strade per poco tempo prima della sostituzione con i “vecchi” cestini in ghisa. Quelli di ferro erano stati acquistati da Ama durante l’amministrazione Raggi: un look “sobrio e minimale”, era stato definito. Anche l’ex sindaca aveva sostenuto l’idea nel dicembre del 2020 affermando che non era stato semplice il loro posizionamento in strada. “Abbiamo messo d’accordo diverse esigenze. La Questura con il rispetto delle norme di sicurezza per permettere di vedere cosa c’è all’interno, dall’altra la Sovrintendenza ai Beni culturali”, aveva detto Virginia Raggi.
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Le motivazioni principali che avevano dettato quella scelta sono venute meno, stando alle spiegazioni di Marin. “La prefettura il 22 febbraio – ha detto – ci ha informato del cessato allarme terroristico, per questo possiamo riportare in strada i vecchi cestini in ghisa. Esteticamente sono più apprezzabili e soprattutto più adatti a contrastare la pessima abitudine di gettare le cicche delle sigarette in terra”. Già concordato il numero di gettacarte da ricollocare tra Ama e Municipio I, saranno circa 1.500. Verrà anche uniformata la tipologia, oggi ne esistono di tre tipi diversi. Vale a dire quelli definiti con sarcasmo a “urna”, i cestini con la semplice busta di plastica e i 250 in ghisa ancora presenti.