Dieci anni senza uno dei maestri della musica italiana: a ricordarlo è un amico e collega con cui ha diviso tanti momenti di vita vissuta sul palco e allo stadio.
Colleghi, ma soprattutto amici. Un rapporto profondo quello che legava, e che lega ancora, Andrea Mingardi a Lucio Dalla. Cresciuti insieme per le vie di quella Bologna che, proprio grazie alla voce del maestro scomparso dieci anni fa, c’è ancora. E non è un caso che le strade dei due cantautori si siano intrecciate, anche con quella di Morandi, fino a poco tempo fa. Fu proprio Gianni, il primo marzo del 2012, ad avvisare Andrea: “Lucio è morto“.
Intervenuto in esclusiva ai microfoni di Notizie.com, Mingardi rivive quei momenti carichi di dolore e di tristezza per la perdita di un amico fraterno. “Al di là del vuoto che lascia un personaggio come Dalla, devo dire che è un bel modo per andarsene – confessa il cantautore – Lucio era in camera, seduto sul letto, è arrivato il suo ragazzo per dirgli che dovevano lasciare la stanza. A Lucio sono caduti gli occhiali e non si è più mosso. Tra l’altro dopo una serata di grande successo a Montreux“.
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Il legame con la sua città era più forte di tutto il resto. “Dopo il periodo dell’RCA, fu una scelta di vita quella di tornare a Bologna. Lascia dei capolavori che non hanno solo resistito al tempo, ma si sono ingigantiti nel passaggio degli anni. Quando Lucio se n’è andato, non c’era la coscienza di quell’affetto spaventoso che è esploso subito dopo. Era uno che viveva nelle strade del centro di Bologna. Io l’ho incontrato mille volte in via D’Azeglio.”
La passione per la musica, ma anche per lo sport. L’amore per la Virtus e per il Bologna. “Abbiamo collaborato tante volte insieme – spiega con ironia – faceva parte dell’arredamento di Bologna. Non solo del centro città, ma anche del palazzo dello sport e dello stadio. Era un grandissimo tifoso. Seguivamo la Virtus da giovani e neanche sapevamo che uno cantasse e l’altro suonasse. Ci siamo incontrati poco tempo dopo in un locale e lo abbiamo scoperto in quel momento“.
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Un rapporto che si è consolidato con il passare degli anni. “Normalmente le grandi amicizie vengono marchiate da momenti di difficoltà. Non so cosa conti di più, ma 50 anni di amicizia non sono pochi. Tanti discorsi a livello artistico, di confidenze… Lui poi è partito povero in canna, suonava la musica da ballo per le balere. La gavetta se l’è costruita lui in casa, ce la siamo costruita insieme. Abbiamo condiviso un sacco di situazioni, senza abbracciarci e piangendo per qualcosa che ci accumunava. Un rapporto che non ha mai avuto una piega negativa“.
“Gli venne fatto un omaggio in Piazza Maggiore tanto tempo fa – racconta Mingardi – Io non fui invitato perché i manager non erano bolognesi, ma arrivarono tanti cantanti famosi dal nord che neanche lo conoscevano. Avevano colto quella occasione per farsi auto promozione. Ma tutte le volte che camminiamo per la strada è un momento per ricordare Lucio Dalla. Lui girava con questo bastone, che non gli serviva, ma diceva che gli dava un tono. Poi lui aveva un toupet, che non era fisso, e una volta mi capitò di sistemarglielo allo stadio. Gli dissi: “Occhio Lucio, hai il toupet in sorpasso”, ma lui era molto ironico, stava al gioco. Aveva una grandissima anima“.