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Green pass falsi venduti on line: ecco quanto costavano

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Paolo Colantoni

Un maxi blitz con fermi, perquisizioni e arresti. Fermate 25 persone che vendevano on line certificazioni false ad un prezzo alto

È in corso un maxi blitz con perquisizioni in tutta Italia disposte dalla Procura di Termini Imerese e condotte dagli investigatori della Polizia di Stato contro un’organizzazione criminale specializzata nel commercio in rete di green pass falsi in grado di superare i normali controlli di verifica. Oltre 20 le perquisizione attuate in tutta la zona. Gli investigatori hanno individuato una struttura criminale che pubblicizzava su diversi canali on line: su tutti Telegram.

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Green pass falsi venduti on line in Italia – Ansa Foto –

L’organizzazione cercava non vaccinati disposti a pagare cifre importanti per accaparrarsi green pass falsi ad un prezzo di oltre 300 euro. Gli indagati, secondo quanto trapela da fonti giudiziarie, sarebbero circa 25. Tutti si sono mossi nel mondo di internet per commercializzare  false certificazioni anticovid in grado di superare i normali controlli di verifica. 15 le province italiane coinvolte: Roma, Cremona, Aosta, Cosenza, Lucca, Caltanissetta, Agrigento, Palermo, Bologna, Olbia, Bari, Venezia, Treviso, Mantova e Salerno. I falsi green pass erano venduti in diversi canali presenti sulla piattaforma Telegram.

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I venditori assicuravano secondo le indagini agli acquirenti il rilascio di un certificato “rafforzato terza dose” personalizzato, chiedendo copia della tessera sanitaria, a fronte del pagamento di circa 300 euro solitamente in criptovaluta, prevedendo anche “sconti famiglia” per coloro che acquistassero più certificati. Le indagini sono ancora in corso; al vaglio degli investigatori si trovano adesso anche i dispositivi telefonici e alcuni conti correnti italiani utilizzati per far transitare i pagamenti per l’acquisto dei falsi green pass. Al momento sono 25 indagati gli indagati. Alcuni sono stati anche individuati sul posto di lavoro, tra questi due gestori di un panificio, un ristoratore, un dipendente comunale, un appartenente alle forze dell’ordine. Tra gli indagati anche minori, a cui i genitori avevano acquistato la falsa certificazione per non sottoporli al vaccino e permettergli di svolgere le normali attività sportive.

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Paolo Colantoni