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Aldo Ferraro: “I segreti della mia arte”

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Paolo Colantoni
Intervista al gioielliere e collezionista d’arte. Ferraro è il designer di gioielli fatti a mano, alla ricerca dei contrasti.
Il gioielliere Aldo Ferraro è un nome storico nel panorama della gioielleria italiana, raffinato creatore di oggetti unici, ha sempre tenuto al suo riserbo, rilasciando pochissime interviste in lunghissimi anni di onorata carriera e avvolgendo così la sua vita e la sua attività di un profondo mistero. Aldo Ferraro Orafo – la storica gioielleria di famiglia – ha aperto nel 1987 a Brancaleone e lì è tuttora, ha visto passare tutti gli uomini e le donne importanti e celebri, del passato e del presente, tappa obbligatoria… quasi fosse un pellegrinaggio. Uomo gentile e colto, Aldo Ferraro è fra i collezionisti d’arte più importanti d’Italia. Molti lo conoscono per i suoi preziosi gioielli, sempre curati nei minimi dettagli, è amico di molti personaggi internazionali dello sport, della tv, del cinema… e non solo! Ad affiancarlo l’amata figlia, che intende continuare, in futuro, la tradizione di famiglia e allo stesso tempo portare avanti l’amore per l’arte. Ai microfoni di Ilaria Solazzo, Aldo spiega come è nata la sua passione. “Frequentare il corso di oreficeria dell’Istituto Statale d’Arte mi ha aperto un mondo. Ho appreso lì le tecniche base del gioiello classico ed ho iniziato i miei primi esperimenti. Poi, come spesso succede, il caso e
l’inizio di vari lavori in altri campi, mi ha bloccato, per mancanza di tempo, spazio e tutte le problematiche che spesso subentrano… La “sopravvivenza” quotidiana, non è mai semplice per nessuno. Un lavoro artigianale di questo tipo, dove nel mio caso vengono creati pezzi unici ed irriproducibili, richiede moltissimo tempo a disposizione, dove ogni gioiello creato parla molto di me”.
Quanto il tuo amore per l’arte influenza le tue creazioni?
“Non lo so, sono due miei grandi amori, forse l’arte influenza i miei gioielli, ma non ne sono poi così sicuro. Io cerco di fare del mio meglio seguendo le antiche tradizioni orafe”.
I momenti più difficili nel tuo lavoro e quelli che ti fanno sentire al top?
“Una volta una persona mi ha detto che i miei gioielli sembrano “sopravvissuti da un disastro nucleare” e la cosa mi è piaciuta molto perché vorrà dire che sopravviveranno ancora a lungo! Momenti difficili ce ne sono, ovviamente. Partirei dal fatto che vivere di arte è (quasi) impossibile e quindi bisogna destreggiarsi su più fronti. Se guardo al mio lavoro per ora posso dire di essere soddisfatto di me stesso e di quello che sto facendo, ma non bisogna mai fermarsi”
Il processo creativo come arriva? Cosa ti ispira?
“A volte le cose migliori nascono per caso senza troppi ragionamenti, nati da un momento creativo inaspettato. A me è capitato molte volte di lavorare in questo modo e solo dopo, a lavoro ultimato, ho capito che le idee nate di getto spesso sono le migliori e le più creative”.
Credi che al giorno d’oggi ci siano artisti in grado di creare un’opera bella e totalmente nuova allo stesso tempo?
“Ogni periodo storico produce uno stile che può essere più o meno valido. Oggi non si può escludere che ci siano creatori specchi del nostro tempo affrettato, ansioso, concitato”.
Sei celebre per i tuoi lavori artigianali di lusso, ci racconti il processo creativo e di realizzazione?
“Sul come vengono creati è un segreto, non posso svelarlo”. (Ride).
Hai un gioiello “del cuore”, uno a cui tieni particolarmente, creato da te o che ti è stato regalato?
“Come si usa dire: Sono tutti figli miei. Non ho un “prediletto”, non potrei mai scegliere”.
Qual è la collezione a cui sei più legato?
“Senza dubbio la collezione “EPIZEPHIRY”, ispirata al mondo dell’arte della Magna Grecia, quella importantissima fase di colonizzazione greca nel Meridione d’Italia iniziata nel VIII secolo a.C. e di cui la mia zona è ricca di importanti siti e reperti archeologici, infatti è da quella che ho deciso quale forma dare ai miei lavori, quale fosse l’impronta giusta che mi caratterizzasse”.
Abbini materiali diversi fra loro. Cosa desideri trovare in questa ricerca dei contrasti?
“Più che diversi materiali ultimamente abbino diverse texture. Mi piace il contrasto tra una superficie liscia ed una imperfetta. Sto studiando anche il contrasto bianco/nero dato dall’argento lucidato e quello ossidato con un apposito acido, il mordenzante, col quale annerisco una parte del gioiello, per creare dei veri e propri graffi sulla superficie. In passato ho creato alcuni anelli ed una collana con diversi materiali e sono effettivamente le creazioni pazze della mia collezione: ho usato sale grosso da cucina, pepe rosso in grani e lana mohair; il risultato del tutto particolare per pezzi davvero unici”.
Il gioiello per te è….
“Qualcosa di unico, in tutti i sensi. Come ho già detto la maggior parte dei gioielli che produco sono pezzi unici, impossibili da riprodurre una seconda volta. Il significato di “artigianale” è anche questo, l’unicità è fondamentale. Quando vendo uno di questi pezzi singoli vendo anche un pezzetto di me e mi piace pensare che la gente apprezzi entrambe le cose”.
Oggi quali aspetti ti interessa di più esplorare dal punto di vista del design?
“Indubbiamente quando si parla di arte contemporanea si rischia di non sapere bene dove andare a parare, sembra quasi che tutto sia concesso perché non ci sono dei limiti ben specificati. A me quello che interessa più di tutto è avere un marchio di fabbrica visivamente riconoscibile, una firma stilistica che mi riesca ad accompagnare in ogni gioiello che produco. Dietro ad ogni collezione c’è ovviamente una ricerca ben strutturata, soprattutto, per quanto riguarda le forme. Lavoro principalmente con l’argento e la mia mano segue quasi sempre delle linee irregolari, mi piace lavorare creando superfici ruvide e spezzate, bucare e arrotolare il metallo, renderlo visibilmente caldo e malleabile ed allo stesso tempo ghiacciato. Dietro a tutto ciò ovviamente c’è anche una ricerca narrativa: i più attenti che hanno visitato il mio sito forse avranno carpito il significato dell’oggetto o della collezione anche grazie al titolo delle opere, ma credo anche che non per forza si debba dare un significato preciso e specifico a tutto”.
Hai tanti clienti famosi. Il pezzo più eccentrico che hai creato? E, se si può dire, per chi?
“Si certamente, senza dubbio è stata una spilla in oro giallo, che mi è stata commissionata per la regina del Belgio Paola Ruffo di Calabria”.
Cos’è il lusso al giorno d’oggi?
“Il lusso è poter essere se stessi, senza dover fingere di essere qualcunaltro. (Scherzo!).
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Paolo Colantoni