Ucraina, la guerra è anche sull’ informazione

La disinformazione si moltiplica sulle piattaforme online: anche nel caso del conflitto russo ucraino i malintesi non mancano

Il conflitto russo ucraino è esploso anche nel web. Peccato che l’universo online sia diventato luogo – oltre che di informazione – anche di bugie. Come accade spesso, la proliferazione di fake news in situazioni d’emergenza – vedi Covid – diventa prassi e non eccezione. Risulta sempre più complicato distinguere notizie vere da notizie false o montate ad hoc.

Il racconto del conflitto in Ucraina passa attraverso immagini forti, ad alto impatto visivo, come quello di Olena Kurilo , diventata simbolo di questo conflitto. Il suo volto insanguinato, ricoperto di bende e i suoi capelli biondi pieni di sangue hanno fatto il giro del web già dopo poche ore dall’attacco. La donna, originaria di Chuguev, nella regione di Kharkhiv, è un insegnante e, venerdì 25 febbraio, la maggior parte dei quotidiani mondiali ha aperto con il suo volto tumefatto e lo sguardo perso nel vuoto in copertina: dal The Guardian, al Mirror, al Sun, al Daily Mail arrivando in Italia al Corriere, alla Repubblica fino a la Stampa. Diversi canali tedeschi hanno sostenuto che la foto della donna vittima di un bombardamento russo in Ucraina sia in realtà una vittima di un episodio separato, avvenuto in Russia nel 2018. Ma, come sottolineato da un’analisi di Open, le immagini dei due eventi citati risultano completamente differenti.

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Del 2018 è, inoltre, l’immagine di un palazzo bruciato e dato alle fiamme, erroneamente riutilizzato in questi giorni e spacciato come “vittima” dei bombardamenti russi. Anche in questo caso, l’immagine si rifà ad una fuga di gas di diversi anni fa avvenuta a Magnitogorsk, quando un palazzo di dieci piani è parzialmente crollato per un’esplosione provocata da una fuga di gas, provocando morti e feriti.

 

Un altro caso insolito è stato quello della Rai, che ha utilizzato le immagini di un videogioco spacciandole per delle immagini reali provenienti dalle zone del conflitto. Un po’ di tempo prima, il ministero della Difesa russo aveva postato un video che avrebbe dovuto dimostrare il ritiro delle truppe dalla Crimea ma il 16 febbraio il il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, aveva ribattuto. Tra le ultime storie incerte, inoltre, c’è quella del Ghost di Kiev, il fantasma presentato come asso dell’aviazione che avrebbe abbattuto sei aerei russi, di cui però non c’è conferma.

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Anche il tragico video nel quale un carro armato russo schiaccia un auto con al suo interno un anziano signore ucraino, rimasto incastrato tra le lamiere della vettura, è falso. Il video mostra il momento dello schianto ed i successivi tentativi di salvataggio dell’uomo da parte di suoi concittadini, ma risale al 2014. Inoltre, il mezzo è ucraino e non russo. Per evitare il diffondersi di cattive notizie, le piattaforme stanno correndo ai ripari. Tra le primi a muoversi su questo fronte è stata Meta, la società che controlla Facebook, Instagram e WhatsApp, che ha già creato un centro operativo speciale con madrelingua russi e ucraini per monitorare i contenuti.

Il 27 febbraio, per esempio, Meta ha comunicato di avere smantellato una rete di 40 account e pagine Facebook e Instagram che fingevano di essere collegati a testate giornalistiche basate a Kiev. Anche Twitter ha fatto sapere di avere intensificato la propria attività di verifica delle informazioni. La BBC ha segnalato il caso di una clip visualizzata oltre 27 milioni di volte, che mostra dei paracadutisti russi che ridono e urlano mentre discendono sul suolo Ucraino. Le immagini sono state in realtà  pubblicate su Instagram nel 2015 e caricate su TikTok il giorno dell’invasione dell’Ucraina.

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