In Italia ha giocato con la Juventus e il Lecce, ha vestito la maglia dell’Unione Sovietica e della Bielorussia. A notizie.com commenta l’esclusione degli atleti puniti per la guerra in Ucraina: “Penso sia una decisione corretta, ormai è veramente complicato separare lo sport dalla politica”.
Conflitto in Ucraina, ne paga le conseguenze anche il mondo dello sport. In particolar modo, naturalmente, gli atleti russi e bielorussi. Giusto così o punizione indirizzata a chi non ha responsabilità e di conseguenza si trasforma in “vittima”? La Fifa ha sospeso la Russia dagli spareggi mondiali di Qatar 2022, è stato “vivamente raccomandato” a tutte le federazioni di non invitare sportivi russi e bielorussi nelle competizioni internazionali.
Il Comitato Paralimpico Internazionale ha deciso invece di ammettere i protagonisti ai Giochi di Pechino ma senza che possano apparire sul medagliere e senza farli gareggiare sotto le loro bandiere nazionali. “Giusto così, se devo rispondere su due piedi…”, dice Sergei Aleinikov in esclusiva a notizie.com. Classe 1961, nato a Minsk, in Italia ha vestito le maglie di Juventus e Lecce. Il suo percorso in Nazionale è stato condizionato dai cambiamenti politici degli anni 90: ha difeso prima la maglia dell’Unione Sovietica, poi ha chiuso la carriera come calciatore della Bielorussia. Il suo è un commento in controtendenza rispetto alle dichiarazioni attuali degli sportivi coinvolti: “Siamo vittime di discriminazione etnica”, hanno detto una volta arrivate le dure decisioni nei loro confronti.
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Aleinikov invece va dritto: “Con il disastro che stanno facendo in Ucraina non è possibile che qualche sportivo possa pensare a competere e quindi a divertirsi… Secondo me non sarebbe giusto o positivo”. Insomma, ormai è diventato complicato, se non impossibile, separare i fronti: “Da anni lo sport è coinvolto nella politica, sarà sempre più difficile dividerli. Da tantissimo tempo si dice che lo sport debba essere qualcosa a sé stante, ma poi non è mai così. Le due cose sono strettamente legate. Per questo motivo è normale che gli atleti russi e bielorussi vengano esclusi per motivazioni politiche. Come reagirei io se fossi ancora in attività e quindi punito? Posso solo immaginare, però dobbiamo parlare solo della realtà, non di fatti ipotetici o che potrebbero accadere. E la realtà, purtroppo, è ciò che sta succedendo in Ucraina”.
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Aleinikov ricorda le sue esperienze in Nazionale: “Il cambio di maglia per me non fu un grande cambiamento. Avvenne tutto molto velocemente, feci un passaggio intermedio dall’Unione Sovietica al Comitato degli Stati Indipendenti. Non ho sentito tutta questa differenza, con la Bielorussia disputai soltanto 4 partite”.