ESCLUSIVA – Labini: “Teatro e cinema riaperti ma è un settore distrutto”

Parla l’attore, regista e giornalista ideatore di “Cultura e Identità”: “Ora il Covid è sparito no? Non ci fidiamo più, serve una rifondazione e tanti soldi”

Sono mesi che protesta lui e le tante persone che ha attorno, si tratta di attori, giornalisti e liberi pensatori. Persone che hanno sempre combattuto l’intransigenza del governo sulle chiusure a oltranza, in particolar modo nel mondo della cultura e dello spettacolo. Lui è Edoardo Sylos Labini, attore, regista e giornalista, ma soprattutto fondatore di “Cultura e Identità“, un mensile, ma anche un movimento vero e proprio che lavora su un progetto di “Città identitarie, dove teatri soprattutto diventino centri di aggregazione, di comunità  d’incontro e di dibattito“, ha spiegato a Notizie.com. Crede fermamente in questo progetto, tanto da metterci anima e corpo.

L'attore-editore
L’attore e regista, in questo caso editore di CulturaIdentità, Edoardp Sylos Labini (screenshot notizie.com)

E’ sensibile all’argomento sui teatri e anche sui cinema, luoghi di cultura e di aggregazione, quasi si arrabbia però se gli si fa notare che ora sono luoghi che dopo l’alleggerimento delle restrizioni possono rinascere. “Guardi –  la premessa di Labini -, si sono riaperti e ne siamo tutti felici, adesso il Covid è sparito no? Quindi siamo tutti contenti e soddisfatti come se niente fosse mai accaduto. E invece non è proprio così. Il covid non è sparito e i cinema e teatri ripartono, ma non sono per niente pieni anzi faticano a ripartire, visti i danni che sono stati fatti

“Serve una ristrutturazione completa del Fus, nuova gente e soldi”

La pagina
La prima pagina del mensile “Cultura e Identità” (foto Facebook)

Argomento teatro e cinema, ma tutti quei luoghi dove ci si può incontrare e far nascere qualcosa, è un tema che Edoardo Sylos Labini non trascura affatto per questo non fa i diplomatico e va giù duro: “Covid ora è finito, se ne parla poco perché c’è la guerra, i cinema e i teatri ripartono con grande fatica, ma non ci fidiamo di chi ci governa, con un’informazione che è veicolata solo per un interesse che noi non conosciamo. E’  scandalosa di andare contro la cultura russa, come  la scelta della sospensione di un corso dell’Università Milano Bicocca su Dostoevskij prima annullato e poi ripristinato. E’ ridicolo, c’è una una psicosi tutta occidentale, anche in questo caso veicolata dai soliti noti che hanno interesse, come la psicosi del covid o della guerra, e sia ben chiaro nessuno nega che ci sia stato il covid o che ci sia la guerra

Ma sono tutti messaggi indirizzati in un certo modo e poi rilanciati da milioni di utenti sui social che ragionano tutti nello stesso modo“. E’ una furia Labini su questo argomento: “Vi faccio un esempio, nelle piazze contro la guerra si è visto falce e martello, ma cosa c’entra? E infatti gli ucraini si sono indignati. Cercano di mettere il capello sempre sopra a ogni cosa e io, nel mio piccolo lo contrasto facendo attività di contro informazione, e lo faccio con cultura e identità. Dopo due anni che ci hanno detto qualsiasi cosa, untori, hanno riaperto ma sono in crisi e mai pieni comunque, quando tu distruggi un settore non è che lo rimetti in piedi subito, deve essere sostenuto con un nuovo Fus (Fondo unico per lo spettacolo) e spero che quando ci sarà un nuovo governo, bisognerà cambiare il fondo unico dello spettacolo perché è stato concepito solo per una piccola lobby che si è spartita questi finanziamenti pubblici che vanno solo da una certa parte, diciamo verso sinistra

Gestione cookie