ESCLUSIVA – L’ex arbitro Luci: “Il viaggio per lasciare l’Ucraina sotto le bombe”

Da oltre dieci anni Luciano Luci è il designatore degli arbitri in Ucraina. Ha dovuto abbandonare il Paese a causa dello scoppio della guerra: “Mi ha svegliato un missile, poi ho visto l’incendio all’aeroporto e ho capito che dovevo scappare”.

Una vera e propria Odissea quella affrontata da Luciano Luci per tornare in Italia. Lo scoppio della guerra in Ucraina lo ha costretto a lasciare il paese in fretta e furia, ma non è stato affatto semplice superare il confine. L’operazione è riuscita anche grazie all’aiuto dell’ambasciatore italiano a Kiev, Pier Francesco Zazo, e della federazione calcistica.

Luciano Luci
L’ex arbitro italiano e designatore in Ucraina, Luciano Luci (YouTube)

Dopo una lunga carriera come arbitro, avendo diretto oltre duecento partite tra Serie B e Serie A, dalla stagione 2010-2011 Luciano Luci svolge il ruolo di designatore arbitrale in Ucraina. “Ero tornato a Kiev da poco per la presentazione di un nuovo furgone Var“, ha spiegato Luci in esclusiva ai microfoni di Notizie.com. “Era tutto pronto per la ripresa del campionato dopo la sosta invernale, ma sapete tutti com’è andata a finire“.

“Sono un privilegiato, penso ai miei ragazzi in guerra”

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Durante la lunga chiacchierata con Luciano Luci, l’ex arbitro ha raccontato nei minimi dettagli la sua fuga dall’Ucraina. Una storia che sembra appartenere a un’altra epoca. “Sono stato svegliato dall’esplosione di un missile alle 5 di mattinaha esordito Luci – Quando ho aperto gli occhi non ho realizzato immediatamente. Poi sono andato sul balcone, mi sono acceso una sigaretta e in quel momento ho visto esplodere un altro missile e l’incendio vicino all’aeroporto. Allora ho realizzato che fosse iniziata la guerra. Ho preso le mie cose e sono andato in federazione: da lì un autista con il pieno di benzina ci stava portando verso Leopoli, ma dopo 10 minuti abbiamo capito che sarebbe stato impossibile raggiungere la Polonia. Allora siamo tornati indietro e ci siamo recati dall’ambasciatore italiano in Ucraina che ci ha ospitato nella sua residenza su una collina fuori da Kiev”.

Lì eravamo più di cento persone. Si è formata una delegazione per partire insieme ad altri elementi della Federazione. Un pullman ci ha fatto attraversare il confine con la Moldavia, lì siamo stati ospitati a Chişinău. Abbiamo preso un altro pullman, con noi c’erano anche i calciatori brasiliani con le loro famiglie che avevano lasciato lo Shakhtar Donetsk. Abbiamo fatto il viaggio insieme fino in Romania: lì ci hanno sistemato nel centro sportivo della Nazionale, come se fosse la Coverciano di Bucarest. Dopo tante ore siamo riusciti a farci una doccia e a comprare un biglietto aereo. Io ne ho preso uno per Francoforte e da lì la coincidenza per Firenze. È stato un viaggio lunghissimo, ma per fortuna sono tornato dalla mia famiglia”.

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Io mi sento un privilegiato perché grazie alle varie federazioni e al mondo del calcio sono riuscito a mettermi in salvo e a tornare nel mio paese. Ma il mio pensiero al momento è rivolto solo ai miei ragazzi. Il gruppo di arbitri che ha dovuto smettere di fare il proprio lavoro, imbracciare un fucile e andare al fronte per difendere il proprio paese. Cerco di rimanere in contatto il più possibile perché sono molto preoccupato per loro. Le parole di Putin sulla guerra? Non le ascolto nemmeno, è solo la propaganda di un folle”.

La scena che mi ha toccato di più è stata quella di una coppia italiana che aveva appena adottato una bambina di 9 anni. Li ho conosciuti quando eravamo ospiti dall’ambasciatore. A un certo punto la bambina ha iniziato ad agitarsi, aveva paura, ma i genitori non sapevano come calmarla perché non parlavano la sua lingua. Ci ho pensato io che so il russo, dopodiché ho insegnato alla madre un po’ di parole che le sarebbero potute essere utili in quelle circostanze. Prima di salutarci, la bambina mi ha abbracciato con la testa stretta al mio petto. È stata un’emozione che non riesco nemmeno a raccontare. Ho sentito il padre l’altro ieri, per fortuna sono riusciti a partire e stanno tutti bene”.

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