L’ex calciatore di Milan, Sampdoria e Bari ha raccontato il dramma che sta vivendo la sua famiglia: “La casa di mio padre e mia madre è a 50 chilometri dal confine con l’Ucraina”.
Continua senza sosta il conflitto tra Russia e Ucraina. L’invasione iniziata una settimana fa prosegue anche in queste ore: nonostante gli incontri diplomatici non è ancora stato trovato un accordo per interrompere questa guerra che in molti hanno considerato fratricida. Tra i paesi coinvolti ovviamente c’è anche la Bielorussia, utilizzata dai militari russi come corridoio per colpire l’Ucraina da nord.
Per questo motivo la redazione di Notizie.com ha voluto contattare in esclusiva l’ex stella della nazionale bielorussa, Vitali Kutuzov, che ha spiegato la situazione dal suo punto di vista: “La casa dove sono cresciuto e dove si trovano i miei genitori è a 50 chilometri dal confine con l’Ucraina – le parole dell’ex calciatore di Milan e Sampdoria – Sentono rumori ed esplosioni tutto il giorno. Sono molto preoccupato. Non possono lasciare il Paese perché hanno un legame troppo stretto con il territorio. Mia madre è anziana e non può andarsene da un momento all’altro“.
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L’ex attaccante della Bielorussia ha giocato in Italia per dieci anni. Eccezion fatta per la parentesi con lo Sporting Lisbona, Kutuzov ha indossato le maglie di Milan (che lo ha acquistato dal Bate Borisov nel 2001), Avellino, Sampdoria, Parma, Pisa e Bari: “Ora sono lontano da lì – ha detto ai nostri microfoni – Il mio sguardo non può essere obiettivo. Sicuramente si sentono tanti voci, anche di amici che stanno da una parte e dall’altra. Il nostro Paese è in mezzo. È un dramma“.
“Non so come finirà, ma sicuramente questo conflitto non è nato ieri. Questo genere di cose vanno risolte al tavolo: a livello diplomatico è la sconfitta di tutti. Poteva essere risolto prima, ora è tardi. L’unica cosa che bisogna evitare è che tanta gente finisca male. Mi viene da piangere: la situazione è molto pesante per tutti e tre i paesi”.
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Kutuzov non si sbilancia in merito alla decisione di FIFA e UEFA di escludere le squadre russe dalle competizioni: “Quando c’è guerra tutto passa in secondo piano. Lo sport dovrebbe essere un qualcosa per arrivare alla pace, per mandare un segnale di unione. Forse è giusto escludere le squadre dalle competizioni FIFA e UEFA, ma gli atleti non c’entrano niente. Purtroppo una soluzione non c’è. Ci si doveva pensare prima, adesso è tardi”.
In chiusura una battuta anche su Putin: “Non lo conosco e quindi la mia opinione non può valere. Non mi sarei aspettato potesse arrivare a questo punto. Ma le domande che ci dobbiamo fare sono: da dove è partito? Perché lo fa? Come mai non si è seduto al tavolo? Tutte queste domande sono senza risposta. Ho difficoltà a spiegare alcune cose. Ma io dico sempre: torniamo all’origine per cercare di capire il motivo che ci ha fatto arrivare dove siamo adesso”.