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Cronaca

Ucraina, la resistenza e la “nuova vita” sotterranea di Kiev

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Marco Ercole

Le trattative diplomatiche con la Russia al momento non sembrano essere in grado di portare a una risoluzione pacifica del conflitto. Il popolo ucraino si sta preparando all’assedio, ma non tutti stanno cercando di fuggire. C’è anche chi si sta adattando alla diversa situazione

Resistere e non scappare. Perché c’è un’identità da difendere, perché ci sono famiglie da proteggere e perché quello resta il loro Paese. A Kiev c’è chi si sta muovendo secondo questi ideali, rifiutando l’idea di mettersi in fuga di fronte all’avanzata e i bombardamenti russi. E così, anche se al momento la Capitale appare come una città fantasma, con tutti i negozi chiusi e le strade deserte, al suo interno c’è ancora una parte di popolazione che combatte per la propria libertà. Lo fa adattandosi, trovando delle sistemazioni di fortuna nella parte “sotterranea” della città.

Un’immagine di Kiev deserta (Ansa)

Cantine, bunker, rifugi, studi musicali, parcheggi, metropolitane e tutto ciò che garantisca un minimo di protezione di fronte alle bombe sganciate da Putin. E lì vanno avanti, aspettando e dedicandosi ai servizi essenziali per mandare avanti le proprie famiglie. Sistemazioni di fortuna, ovviamente. Dove le persone sono riuscite a organizzarsi per garantirsi quel minimo di privacy e di riservatezza, con toilette, cucine e, in certi casi, anche il Wi-Fi o delle gallerie d’arte.

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La Kiev sotterranea

Solo militari presenti in giro per la capitale dell’Ucraina (Ansa)

Da oltre una settimana ormai va avanti questa situazione al limite della sostenibilità, ma sono ancora molti i cittadini che non si sono mossi da Kiev per decisione o per necessità, come nel caso di alcune madri incinta e in procinto di partorire in questo contesto drammatico. Per loro un viaggio in questo momento non sarebbe stato ovviamente possibile, ma per altri si è trattato invece di una scelta ponderata, anche per aiutare e rifocillare i soldati, definiti “angeli custodi” da sostenere: “Ci prendiamo cura di loro, cuciniamo, rammendiamo i vestiti, procuriamo sciarpe e maglioni“, racconta una abitante di questi rifugi improvvisati. È la Kiev sotterranea. Quella che non si arrende e vuole continuare a lottare per difendere la propria città.

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