La redazione di notizie.com ha parlato con il figlio dell’indimenticato Tommaso, allenatore della Lazio del 1974, anno del primo scudetto biancoceleste.
Lutto improvviso, ha scosso il mondo dello sport e soprattutto l’universo Lazio. Un dolore lancinante, inaspettato, se n’è andato un altro pezzo della storica squadra che nel 1974 conquistò il primo scudetto biancoceleste. Giuseppe Wilson, per tutti Pino, è morto all’età di 76 anni lasciando un grande vuoto. Opinionista radiofonico (gli ultimi anni a Radio Incontro Olympia), mente brillante. Idolo, capitano e amico di tutti i laziali.
La redazione di notizie.com ha contattato Massimo Maestrelli, figlio dell’indimenticato Tommaso, allenatore di quella banda “maledetta”. Destino avverso, troppe tragedie per essere comprensibili: “Sono stato con Pino qualche giorno fa, mi ha coinvolto in un evento a Bisceglie, in Puglia, in nome di mio padre. Mi ha convinto a partire in treno alle 8 di mattina e a tornare a mezzanotte. Non volevo andarci, invece è stata l’ultima volta che siamo stati insieme”. Wilson si riunirà a Tommaso Maestrelli e Giorgio Chinaglia, bomber della Lazio campione d’Italia: “Pino riposerà con babbo e Giorgio, lo metteremo insieme nella stessa cappella”, spiega Tommaso. “Abbiamo già fatto stamattina tutte le pratiche. Prima Porta è diventata il loro spogliatoio”.
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La carrellata dei ricordi parte dall’infanzia: “Io e mio fratello Maurizio andavamo al campo di Tor de Quinto a seguire gli allenamenti. Lui per scaramanzia faceva sempre lo stesso gioco: perdeva palla e ci riempiva di calci. Ma calci veri eh… Papà da lontano vedeva e sorrideva nonostante le nostre lamentele”. Wilson è rimasto vicino alla famiglia anche dopo la morte del tecnico, avvenuta tragicamente nel lontano 1976: “Per 3 anni, dopo ogni partita giocata all’Olimpico, Pino è venuto a casa nostra dopo le gare della Lazio. Ci portava sempre una scatola di biscotti, praticamente una volta ogni 15 giorni. Per noi era troppo bello continuare a vederlo. I suoi compagni gli chiedevano sempre dove andasse dopo le partite, spariva puntualmente. Lui rispondeva che andava a trovare la famiglia! Noi avevamo perso babbo, casa si era svuotata improvvisamente, Pino ci ha dato affetto”.