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Russia, dopo il blocco di Putin i media lasciano il Paese. Anche gli italiani

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Francesco Gnagni

Dopo la stretta sui cronisti decisa dalla Russia, sono molti i cronisti e le testate da tutto il mondo che stanno abbandonando il Paese.

(Ansa)

In Italia, anche l’inviato del Tg5 ha annunciato che lascerà l’area. Il giornalista Mediaset Luigi De Biase tornerà in Italia. Lo ha confermato del Tg5 Clemente Mimun: “Chi sta a Mosca rientra”. Lo stesso ha fatto la Rai, sospendendo i servizi giornalistici dei propri inviati e corrispondenti dalla Federazione Russa.

La decisione delle televisioni italiane

Anche l’agenzia di stampa Ansa bloccherà il flusso di notizie dalla sede di Mosca, specificando tuttavia che continuerà a garantire gli aggiornamenti su quanto avviene in Russia dalla sede centrale e dagli altri uffici di corrispondenza dell’Agenzia all’estero. In questo modo cresce l’isolamento mediatico intorno a Putin e alla Russia.

“In seguito all’approvazione della normativa che prevede forti pene detentive per la pubblicazione di notizie ritenute false dalle autorità, a partire da oggi la Rai sospende i servizi giornalistici dei propri inviati e corrispondenti dalla Federazione Russa”, è quanto affermato dalla televisione pubblica italiana.

Una misura ritenuta “necessaria al fine di tutelare la sicurezza dei giornalisti sul posto e la massima libertà nell’informazione relativa al Paese”. “Le notizie su quanto accade nella Federazione Russa verranno per il momento fornite sulla base di una pluralità di fonti da giornalisti dell’Azienda in servizio in Paesi vicini e nelle redazioni centrali in Italia”, ha precisato la Rai.

Non tutti sono però d’accordo con la decisione dell’emittente di Stato. Il il presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Alberto Barachini, senatore di FI, ha spiegato che chiederà chiarimenti sulla vicenda. “Scriveremo una lettera ai vertici della Rai: vogliamo avere chiarimenti sui motivi che hanno portato alla sospensione dei servizi dalla Russia. Chiederemo se siano stati coinvolti gli inviati e i corrispondenti, perché è giusto che l’ultima parola spetti ai giornalisti sul campo”, ha affermato in una nota Barachini.

Molte le testate che stanno lasciando il Paese

La scelta riflette tuttavia un andamento che si sta verificando in molti altri media internazionali. L’intento in questo caso è di oscurare la narrazione offerta dalla Russia sul conflitto in corso in Ucraina. La prima è stata la Bbc, che ha deciso di ritirare i suoi giornalisti dalla Russia e ricominciare a trasmettere con le stesse onde corte che hanno segnato i tempi di “Radio Londra”.

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Lo stesso blocco è stato annunciato dalla Cnn, che si è riservata di prendere tempo per “valutare la situazione”, dalla televisione pubblica canadese Cbc/Radio-Canada, che si è detta “molto preoccupata per la nuova legislazione approvata in Russia, che sembra criminalizzare i resoconti indipendenti”, come anche dei due principali media pubblici spagnoli, la radio-televisione Rtve e l’agenzia di stampa Efe.

(Ansa)

Anche testate come il Washington Post e Bloomberg News hanno deciso di rimuovere articoli e firme dei propri giornalisti russi al fine di tutelarli. “In risposta alle minacce di Putin contro i giornalisti in Russia, il Washington Post sta rimuovendo i sottotitoli e le date dalle storie prodotte dai nostri giornalisti in Russia. L’obiettivo è garantire la sicurezza dei nostri team”, ha spiegato il giornalista del WP Paul Farhi sul suo account Twitter.

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La testata americana Bloomberg News ha invece annunciato il blocco con una dichiarazione ufficiale. “Bloomberg News sospenderà temporaneamente il lavoro dei suoi giornalisti all’interno della Russia dopo che il presidente Vladimir Putin ha firmato una legge che criminalizza il giornalismo indipendente nel Paese”, ha affermato.

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