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Politica

Che fine hanno fatto le donne afghane?

Published by
Chiara Feleppa

In Afghanistan, i Talebani hanno emanato una serie di restrizioni che riguardano il mondo femminile

Dalla pace alla guerra. Dalla libertà all’oppressione. Le donne afghane sono, per certi versi, come le donne ucraine e vivono momenti di tensione da quando, ormai tempo fa, il territorio afghano è passato in mano ai talebani. Peccato che di loro non si sappia praticamente più nulla. Già, perché dopo l’iniziale accensione dei riflettori, le luci si sono spente e quella parte di mondo sembra essere scomparsa.

La presa di Kabul e l’insediamento dei talebani in Afghanistan hanno aperto un altro capitolo delle relazioni internazionali e della storia del Paese, che sembra segnato da un tragico destino, almeno per le donne. Qualcosa di non dissimile è successo in Ucraina, dove ormai il futuro pare essere segnato dai terribili fatti di questi giorni. In Afghanistan, i Talebani hanno emanato una serie di restrizioni che riguardano il mondo femminile, riportando il paese dell’Asia centrale indietro di qualche secolo. Le donne hanno il divieto di lavorare fuori di casa, a parte alcune donne medico e infermiere che hanno il permesso di lavorare in alcuni ospedali a Kabul.

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Hanno anche divieto di svolgere attività fuori della casa se non accompagnate da un mahram, un parente stretto come un padre, un fratello o un marito; di trattare con negozianti maschi; di essere trattate da dottori maschi; di studiare in scuole, università o altre istituzioni educative. Hanno invece l’obbligo di indossare un lungo velo che le copre da capo a piedi, pena frustate, botte e violenza verbale e l’obbligo di avere le caviglie aperte. La legge afghana prevede la lapidazione pubblica per le donne accusate di avere relazioni sessuali al di fuori del matrimonio; il divieto di uso di cosmetici; il divieto per le donne di parlare o di dare la mano a uomini non mahram; il divieto di ridere ad alta voce; il divieto di portare tacchi alti; il divieto di andare in taxi senza un mahram; il divieto di essere presenti in radio, televisione, o incontri pubblici di qualsiasi tipo.

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Quelle che sono riuscite a fuggire, hanno abbandonato una vita di restrizioni e di divieti. Ma per molte fuggire è stato impossibile e la vita, in Afghanistan, somiglia più a una tortura imposta. Non c’è, non ora, una via di fuga. E mentre oggi in Italia si corre e cammina per le donne ucraine, ci sono anche quelle afghane che sembrano ormai essere dimenticate.

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Chiara Feleppa