In esclusiva per notizie.com, Veronica Alfonsi, responsabile delle comunicazioni di Open Arms Italia, ha commentato le parole di Salvini sui profughi e la morte di 50 migranti presso le coste libiche.
A seguito di un naufragio presso le coste libiche risalente al 27 febbraio scorso, 50 migranti hanno perso la vita. Non crede che, con l’emergenza umanitaria attualmente presente in Ucraina, si stia trascurando il fenomeno dell’immigrazione via mare e non si stiano fornendo gli aiuti necessari?
In realtà il fenomeno dei flussi migratori via mare c’è ormai da 5/6 anni. Noi siamo in mare dal 2016, nel mediterraneo. Prima, chiaramente, le rotte riguardavano la Grecia, il mar Egeo. L’emergenza che stiamo vivendo in questi giorni in Europa mette in evidenza ancora di più quanto sia importante essere presenti nel momento in cui si verificano situazioni come questa. Nel momento in cui le persone sono in pericolo e affrontano un viaggio per fuggire da altre guerre. Nel mondo dobbiamo pensare che ci sono circa 25 guerre in corso, e non c’è una guerra che ha diritto a maggior attenzione rispetto a un’altra. Si tratta di esseri umani, di persone, di uomini, di bambini. Hanno tutti bisogno dello stesso aiuto.
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Matteo Salvini ha dichiarato di essere disposto ad accogliere i profughi ucraini in Italia in quanto “veri profughi”, praticamente definendo i profughi del Nord Africa “finti profughi”. Come commenta queste parole?
Io sinceramente non mi sento neanche di commentare una dichiarazione del genere. Ripeto, non ci sono profughi di serie A o di serie B, finti profughi o veri profughi. Sono tutti esseri umani, persone vulnerabili che fuggono da guerre, situazioni di pericolo, violenze, povertà. Hanno tutti gli stessi identici diritti.
L’Europa sta mostrando una grande solidarietà nei confronti del popolo ucraino, accogliendo quanti più profughi possibili. Non crede che ci sia un doppio standard legato al fenomeno dell’immigrazione?
In realtà io credo che la risposta dei cittadini e delle cittadine sia sempre una risposta empatica, legata a un sentimento di solidarietà. Il problema sono le forze politiche che veicolano i messaggi. Purtroppo, finora, noi abbiamo avuto, in tutta Europa, movimenti politici che hanno alimentato la paura, la retorica dell’invasione, e hanno creato le condizioni per cui ci fosse una risposta forse più labile, più flebile, legata a un sentimento di paura. Quindi non sono i cittadini, le cittadine. Ogni essere umano di fronte a un altro essere umano in difficoltà risponde nella stessa maniera. Il problema è la classe politica che ci governa.
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Non ritiene che l’accoglienza mostrata al popolo ucraino si possa riflettere anche verso i profughi provenienti dal Nord Africa, tramite un sistema di distribuzione equo che possa garantire ospitalità a tutti?
Assolutamente sì, questo è quello che noi chiediamo da sempre. Noi siamo in mare per soccorrere, ma quello che diciamo dall’inizio è che il mare non dovrebbe essere la risposta. Le persone non dovrebbero rischiare la vita ulteriormente in mare. Servirebbero dei canali d’ingresso legali, dei corridoi umanitari. Serve una presa di responsabilità da parte dell’Europa che organizzi un sistema strutturale di questo tipo. È assolutamente possibile.