Giornalismo? In Italia non è un lavoro per donne

Nel 2022, le operatrici dell’informazione continuano a essere bersagli frequenti di minacce, abusi e soprusi sul luogo di lavoro

Essere giornalista in Italia potrebbe non rivelarsi così semplice. Nel nostro paese, infatti, le donne sono molto spesso bersaglio di intimidazioni, minacce, ritorsioni che invadono non solo la vita privata ma anche quella lavorativa. Le giornaliste, in particolare, sono sempre di più vittime di accuse sessiste o di molestie. Qualche esempio? Greta Beccaglia, tanto per dirne una, molestata in diretta mentre era in collegamento dopo Empoli – Fiorentina.

Ma gli esempi sono tantissimi, alcuni riportati da Ossigeno, osservatorio non governativo. Vanessa Valvo, ad esempio, è stata querelata per diffamazione a mezzo stampa per aver scritto sul giornale che una cooperativa che gestiva il verde pubblico aveva subito una perquisizione nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale. C’è anche Alessia Truzzolillo , che ha raccontato di essere stata cacciata brutalmente da un carabiniere capo sporta dall’Aula nel corso delle udeinze del maxiprocesso “Rinascita Scott” , per il Corriere della Calabria e per l’Ansa. C’è anche Antonella Alba, aggredita mentre riprendeva con il suo smartphone una manifestazione contro il green pass.

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Nel 2022, le operatrici dell’informazione continuano a essere bersagli frequenti. Ma veniamo ai dati, riportati da Ossigeno nel consueto monitoraggio degli attacchi ai giornalisti. Sono 105 le donne colpite da minacce e intimidazione in Italia nel 2021: il 27% dei 384 operatori dell’informazione, una cifra mai registrata, la più alta dal 2006. Dall’analisi risulta che a colpire maggiormente le donne sono le “querele temerarie”, attraverso il ricorso all’abuso di denunce e azioni legali (55%). Le aggressioni fisiche e verbali sono pari al 18% mentre gli avvertimenti calano al 15%. L’ostacolato accesso all’informazione conta pochi casi e si attesta al 12%.

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La regione in cui si registra il numero maggiore di operatrici dell’informazione minacciate è il Lazio (33%), in tendenza con il dato nazionale complessivo. Seguono con eguale incidenza Puglia, Sicilia e Lombardia (12%). Invece le regioni in cui si registra la più alta pressione intimidatoria (intesa come percentuale di minacciati sulla popolazione giornalistica locale) sono la Sicilia e la Calabria. I dati dimostrano che molto c’è ancora da fare, sul tema, per riportare la condizione e l’idea delle giornaliste al pari degli uomini.

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