La Giornata internazionale della donna è dedicata alle donne ucraine che vivono giorni di terrore
Le mimose, oggi, non sono solo gialle ma si tingono di giallo e di blu, come i colori della bandiera Ucraina. Quell’Ucraina ormai dilaniata, straziata, fatta a pezzi dal dolore più atroce di tutti: la guerra e le sue tragiche conseguenze. In un Paese ormai distrutto, le donne vivono il dramma più atroce di tutti: il distacco dai propri mariti, il timore di perdere i propri figli, nei casi più gravi il lutto di aver perso le persone amate.
Migliaia di donne ucraine vivranno la giornata internazionale delle donne in fuga con i propri figli nel tentativo di raggiungere l’Europa. Madri, mogli, figlie, compagne ma anche combattenti che cercano di salvare quanto possibile ricostruendo da ciò che è andato distrutto. Secondo l’UNHCR , sono oltre un milione le persone che stanno fuggendo dall’Ucraina, in maggioranza donne e bambini. Gli uomini tra i 18 e i 60 anni non possono lasciare il Paese perché sono chiamati a prendere le armi e le donne vanno via, fuggendo e lasciando alle spalle tutta la loro felicità.
Leggi anche: Brindisi, tenta di uccidere moglie poi si suicida: le condizioni della donna
Le donne ucraine vivono il terrore dell’addio. Ecco perché quest’8 marzo sarà tutto dedicato alle donne “per eccellenza” e che incarnano lo spirito della lotta e della resistenza. In tutta Italia, e anche in tutto il mondo, sarà una Giornata internazionale delle donne in cui verrà chiesto lo stop al conflitto e sarà dedicata alle “sorelle ucraine”.
Leggi anche: Quel Purtroppo di Sallusti: una critica ad una Europa fragile e divisa
Sarà un 8 marzo di denuncia e mobilitazioni in trenta città. Diversi gli appuntamenti in Italia, che sventoleranno bandiere della pace accanto agli slogan per le donne. A Roma, previsti uno sciopero e una grande manifestazione organizzati dal movimento Non Una di Meno. Il corteo attraverserà nel pomeriggio il centro della Capitale, partendo da piazza della Repubblica fino ad arrivare in prossimità di piazza Venezia. L’obiettivo? Denunciare il lavoro sempre più precario, le donne che lo hanno perso e “per fermare la guerra in Ucraina ma anche l’invio di armi dall’Italia e dai paesi europei” . Inoltre, si vuole anche denunciare che “le pesanti sanzioni volute dalla Nato e approvate dall’Ue colpiranno la popolazione ed avranno conseguenze anche in Europa”, per esprimere solidarietà alle tante ucraine che lavorano in Italia.