Il Cremlino non ci sta e passa al contrattacco. A breve potrebbe prendere una decisione clamorosa che rischia di mettere in ginocchio l’Europa
Alla fine è arrivata come un macigno. Forse più potente e devastante di un singolo missile. E proviene direttamente da Mosca, dal Cremlino. Si tratta della minaccia più complicata da gestire per l’Europa, ovvero un taglio immediato delle forniture di gas, fondamentale per i paesi dell’Ue. A dirlo, non è uno qualunque, ma il vice primo ministro della Russia Aleksandr Novak, che ha avvertito come un “taglio potrebbe essere possibile tramite il gasdotto Nord Stream 1“.
Novak non si ferma e attacca senza sosta, provando a mettere paura: “In relazione alle accuse infondate ai danni della Russia per la crisi energetica in Europa e all’imposizione di un divieto al Nord Stream 2, abbiamo tutto il diritto di assumere decisioni corrispondenti e imporre un embargo al gas inviato attraverso il gasdotto Nord Stream 1”. Frasi pesanti che possono sembrare propaganda o un rischio serio di creare un embargo che avrebbe ripercussioni disastrose. Le parole di Novak alzano la tensione, anche se lui stesso precisa che al momento la Russia “non ha assunto tale decisione”. Per ora.
Parole che mettono paura. In Russia alcuni media parlano di un taglio alla fornitura di gas a breve
La mossa della Russia con queste parole del vice primo ministro russo gettano un’ombra importante su quelle che potrebbero essere le mosse dei prossimi giorni. In Russia ci sono alcuni media e quotidiani che parlano di un taglio a breve, addirittura c’è chi ipotizza di un taglio nel giro di quarantottore se l’Europa prosegue nella sua linea dura e intransigente. Tutto questo non fa altro che creare dissesti e caos sui prezzi e sulla concorrenza. Gli investitori si trovano a fronteggiare i picchi record delle materie prime: il gas alla piattaforma olandese di Amsterdam, il TTF, guadagna nelle prime battute il 12,2% e oltrepassa la soglia dei 250 euro al Mwh.
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Anche sul resto delle materie prime il discorso non cambia più di tanto. Sui circuiti elettronici, il petrolio del Mare del Nord, il Brent, avanza dell’1,65% a quota 125,24 dollari al barile. Al Nymex, il WTI guadagna invece l’1,36% oltre la quota dei 121 dollari al barile. Giornata particolare il nichel, di cui la Russia e’ il maggiore produttore al mondo, e che potrebbe scarseggiare in vista delle nuove sanzioni: ha dapprima sfondato quota 100 mila dollari per tonnellata, spinto dai timori degli investitori che la Russia non possa piu’ esportare la sua produzione e guadagnando il 66& per poi ripiegare leggermente. Sempre in rally l’oro, con il lingotto con consegna immediata che avanza di un altro 0,9% a 2.013 dollari l’oncia. Accelera anche il palladio, balzato del 5,9% a 3.173,02 dollari per oncia, riprendendo il suo rally dopo essere scivolato da un massimo storico di 3.440,76 dollari. Ben sostenuto anche il platino, salito del 2,2% a 1.147,31 dollari.