Il conflitto sta comportando effetti economici pesanti, influisce anche l’ipotesi di nuove imminenti sanzioni per la Russia. Il petrolio vicino alle quotazioni record del 2008.
Mercati condizionati dalla guerra in Ucraina. Il conflitto causa effetti economici gravissimi, soprattutto l’impennata dei prezzi delle materie prime. L’esempio lampante è il petrolio, mai arrivato così vicino alle quotazioni record raggiunte nel 2008.
L’ipotesi di nuove sanzioni presto imposte alla Russia ha comportato un’ulteriore picco. Le parole di Zelensky hanno inciso particolarmente: il suo appello ha invitato a sospendere l’importazione del petrolio da Mosca. Una richiesta che gli Stati Uniti hanno accolto parzialmente: Biden, come evidenziato da Forbes, sta intensificando i rapporti con Iran, Arabia Saudita e Venezuela. La Germania e più in generale l’Ue, al contrario, hanno respinto la proposta del presidente ucraino. “Gli Usa possono fare a meno del petrolio russo, mentre l’Ue non se lo può permettere nel breve termine”, ha spiegato Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia. “Vengono importati tra i 3,5 e 4 milioni di dolore al barile ogni giorno. Il prolungarsi della guerra complicherà la situazione, se dovesse proseguire è molto plausibile che si raggiunga il record di 14 anni fa”.
LEGGI ANCHE QUESTO: Quanto costerà la crisi energetica agli italiani? La previsione di Nomisma
L’impennata dei prezzi: i fatti principali
Ecco i fatti principali degli ultimi giorni. Il petrolio Brent, domenica notte, ha raggiunto una quotazione di 139 dollari al barile (il record assoluto è di 147,50 dollari al barile del 2008). In questo momento si è assestato sui 121,33 dollari al barile. Il Wti, superati i 130 dollari al barile, galleggia ora intorno ai 120 dollari per barile (118 per la precisione). Poi naturalmente c’è il fronte gas: in Europa ha segnato il suo nuovo massimo storico: 300 euro al Mwh, vale a dire un rialzo del 54%. Forbes.it ha rivelato un dato incredibile: “Le quotazioni aumentavano di 50 euro ogni 30 minuti”. L’oro rimane il bene rifugio per eccellenza: ha infranto il muro dei 2mila dollari l’oncia, poi si è attestato a 1.970 dollari l’oncia.