In esclusiva per notizie.com, il pescatore Vincenzo Catania ha commentato la situazione del caro gasolio, che ha portato allo sciopero dei pescatori di Anzio.
In che modo il caro gasolio impatta il settore della pesca?
Fino a 5/6 mesi fa noi il gasolio lo pagavamo 60/70 centesimi, d’un colpo è arrivato a più di 1€. Noi fino a 5 mesi fa facevamo il gasolio – parlo della mia barca – mettevo 2000 litri di gasolio a settimana, per una spesa di 1.200/1.300€. Ora, col caro gasolio, io per fare 2000 litri a settimana devo spendere 2.000€. Sono 800€ di differenza in 4/5 mesi. I costi sono insostenibili. Non ce la si fa proprio ad andare avanti, perché il pescato non è che sia in gran quantità. Facciamo delle giornatelle giuste giuste, così non si va avanti perché ci stanno troppe spese attorno a un peschereccio.
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Quali sono le vostre richieste al Governo italiano?
Che abbassino il gasolio, solo quello vogliamo. Poi le altre cose non hanno importanza, vogliamo lavorare. Però il costo del gasolio si deve abbassare. Se non si abbassa il costo del gasolio, noi non possiamo andare più a lavorare. Non è che non possiamo andare solo noi a lavorare, perché poi ogni peschereccio porta minimo 3/4 persone a bordo. Padri di famiglia. Se ci fermiamo noi si fermano pure loro e moriamo di fame tutti quanti, in poche parole. Il governo deve capire che deve abbassare il gasolio e farci lavorare. Basta, noi solo quello vogliamo. Non vogliamo chissà cosa. La luna non la chiediamo, però vogliamo lavorare. Lasciateci liberi di lavorare. Questo chiediamo.
Ritiene che, con la guerra in Ucraina, si stiano perdendo di vista le questioni interne generate dalla crisi economica legata al conflitto, come appunto il caro gasolio, che ha un forte impatto su settori come il vostro?
No. Per me la guerra è una scusa. La guerra è una scusante, perché il caro gasolio da 4/5 mesi a questa parte sta salendo velocemente. E con la guerra sta salendo ancora più velocemente. Noi 4/5 mesi fa pagavamo (il gasolio) 60 (centesimi). Prima che scoppiasse la guerra siamo arrivati a 85. E ora da 85 siamo arrivati a 1,20€. E non va bene, perché non è la guerra. è una scusa la guerra. È proprio lo stato italiano, che con il Covid ha fatto buffi (debiti) a destra e a sinistra, e ora li deve riprendere da qualche parte questi soldi. E tartassa l’operaio, le piccole imprese. Quello è, per come la vedo io. Per me la guerra è una scusa.
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In che modo la situazione del vostro settore impatta la popolazione italiana?
Non c’è più pesce fresco. Stando ferma tutta l’Italia, il pesce fresco non c’è più. Pesce locale, pesce italiano. Dobbiamo mangiare tutto il pesce d’importazione, che non vale niente. Non ha sapore. Il pesce d’allevamento, con tutti i mangimi che gli danno… chissà che gli danno da mangiare. L’impatto è sulla ristorazione e sul popolo italiano che deve mangiare pesce dalla Thailandia o da non so dove anziché mangiare pesce fresco.
Come vede il settore della pesca nel prossimo futuro?
Ormai ci hanno preso di mira in tutti i modi. Ci tolgono le giornate di pesca, dicono che siamo i distruttori… ci devono togliere di mezzo. E lo faranno presto. Altro che la guerra.