Il presidente di FdI replica alle fake news circolate sui social e rilanciate da Maurizio Crozza, Andrea Scanzi e Michela Murgia
Giorgia Meloni non ci sta e oggi, intervistata dal vicedirettore del Corriere della Sera Venanzio Postiglione, ha smontato le accuse di chi in questi giorni ha parlato di una sua presunta vicinanza a Vladimir Putin. Al centro delle polemiche una citazione falsa mai contenuta nel libro “Io sono Giorgia”, pubblicato nel 2021 e diventato in pochi mesi un successo editoriale. Sui social e non solo è rimbalzata, infatti, una grafica fake con la copertina del volume e un sedicente elogio al Presidente della Federazione Russa.
“Sono giorni che leggo una curiosa ricostruzione secondo la quale sul mio libro ci sarebbe scritto che Putin è un baluardo della difesa dei valori cristiani”, ha esordito il presidente di FdI. “È il classico esempio di idiozia di certo giornalismo interessato”, ha aggiunto, smentendo le notizie circolate in questi giorni sui social e rilanciate anche in tv da Maurizio Crozza e Andrea Scanzi. Il comico genovese ha definito la Meloni una “groupie di Putin”, mentre il giornalista del Fatto quotidiano ha accusato la leader di FdI di aver “definito Putin l’emblema della difesa dell’Europa e dei valori cristiani”. Sulla stessa linea d’onda la scrittrice Michela Murgia, in forza alla Rai nel cast del programma “Quante storie” e spesso ospite di Floris e Gruber, che ha rilanciato la bufala senza verificarne l’autenticità.
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Meloni ha poi ironizzato sottolineando che “a differenza di queste persone il mio libro, che ho scritto, l’ho anche letto e so cosa contiene. Non ho nemmeno mai citato Putin”. Meloni ha rimarcato di non avere alcuna vicinanza alla figura del capo del Cremlino ma che questo non le “impedisce di considerare la Russia come una Nazione che sul piano del sistema culturale e valoriale è parte di quello europeo”. Perché, ha precisato, “chiunque abbia banali cenni di storia, di letteratura, di cultura non può negare che la Russia fa parte del sistema di valori europei, indipendentemente da quello che è stato il suo destino politico”. Il presidente di FdI è poi tornato sulla polemica che ha coinvolto l’Università Milano Bicocca e ha vista tra i protagonisti lo scrittore e traduttore Paolo Nori. “Censurano Dostoevskij per colpire Putin ma questo non ha senso: dovrebbe essere il contrario visto che una figura come lui è esattamente l’antidoto culturale contro ogni forma di autocrazia”, ha aggiunto.