Il pericolo è stato individuato dalla Commissione sanitaria nazionale, a seguito della scoperta di 555 contagi nella zona: il governo centrale è intervenuto immediatamente per stoppare sul nascere la possibile diffusione a macchia d’olio del virus
Solo a sentire la parola “lockdown” vengono i brividi, dopo gli ultimi due anni trascorsi tra restrizioni e e problematiche di ogni genere. Ecco perché le notizie che arrivano dalla Cina sono preoccupanti e impongono di alzare nuovamente il tasso di attenzione circa le misure di contenimento della pandemia di Covid-19.
A Changchu, infatti, capoluogo della provincia cinese di Jilin con 9 milioni di abitanti, giovedì sono stati registrati dalla Commissione sanitaria nazionale 555 contagi, di cui 397 locali e 158 importati. Per questo motivo il governo centrale ha disposto un lockdown nella zona al fine appunto di monitorare questa nuova ondata di casi, saliti ai massimi livelli degli ultimi due anni.
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A tal proposito sono stati richiesti test di massa sulla popolazione per isolare al più presto i focolai ed evitare così che il virus possa diffondersi a macchia d’olio. Inoltre è stato ordinato ai residenti di non abbandonare le proprie abitazioni, lavorando in smart working e dando il permesso a una sola persona del nucleo familiare di abbandonare la propria residenza ogni due giorni per il tempo strettamente necessario all’acquisto di beni primari. Tante regole restrittive che conosciamo ormai tutti alla perfezione, avendole vissute sulla nostra pelle per mesi. E che adesso nessuno vorrebbe mai più rivivere, a maggior ragione ora che il 31 marzo (giorno in cui dovrebbe concludersi lo stato d’emergenza) è vicino e si comincia a vedere la luce in fondo al tunnel.